SGUARDI IN GABBIA. Intervista ad ALDO FERRARA

Introduzione di Beatrice Raviola 4^As

Si è conclusa in questi giorni la mostra di Dario Colombo e Aldo Ferrara presso la galleria PRON ART & DESIGN, in via della Consolata 8, Torino.

Nella mostra erano esposte alcune opere di Dario Colombo,  Children (1994-1995) Portrait (2008-2009), Sex (1993-1995) e  opere di Aldo Ferrara,  Opera-FA, Simili e possibili-più prigionieri che liberi.  Mentre nelle opere di Colombo lo sguardo è ingabbiato, nelle opere di Ferrara lo sguardo del visitatore è all’esterno di una gabbia ed è invitato a scoprire cosa vi si cela all’interno.

Sabato cinque novembre presso la Galleria Pron Art&Design  c’è stata la presentazione del catalogo “Manifesto” di A. Ferrara curato dallo storico dell’arte Mario Bertoni

Le opere saranno prossimamente a Parigi, vi aggiorneremo sulle date.

Le classi 4^As, 3^As e 4^Ds hanno visitato la mostra e hanno avuto l’occasione di parlare con gli artisti. Vi proponiamo le loro interviste. Nella prima parte Aldo Ferrara ci parla dei materiali. Prossimamente proseguiremo con Opera-FA e con l’intervista a Dario Colombo.

Intervista a cura della classe 4^As

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I materiali

L’artista, lo scultore in particolare, considera come materiale anche il colore oltre agli altri elementi che usa nelle sue opere. Ha chiarito che predilige materiali semi-lavorati nel realizzare il proprio lavoro. E’ arrivato ad usare il legno, la grafite e la rete metallica perché sono già materiali, e non solo materia,  e ognuno di essi ha un suo significato, una sua storia, un carattere e un comportamento nella lavorazione. Per lui gli oggetti che costruisce hanno un pensiero in sequenza e i materiali di cui sono fatti devono contribuire nella restituzione dell’idea, del progetto.

Studenti:  

I suoi lavori si avvalgono di materiali differenti: legno, grafite,   rete metallica. Qual è il motivo di questa scelta operativa?

Aldo Ferrara :

Scelgo questi tipi di materiali perché sono più vicini a noi, ad esempio, un listello di legno ha un’anima propria, diversa da altre sostanze: si piega, si rompe, torna alla forma originale; diversamente una barra di ferro si piega, ma non si spezza, fissa l’azione in maniera permanente. A parità di azioni i due materiali hanno comportamenti diversi; hanno due anime diverse.

Un esempio: il compasso. Se venisse realizzato in ferro rappresenterebbe la rigidità, la forma finale, la definizione della natura del materiale e non dell’idea dell’opera; mentre se viene eseguito con il legno continuerà a comunicare palpiti, respiri, instabilità, non sarà soffocato dalla propria materialità. 

L’uso della rete metallica, nella fase di ideazione dell’opera, nasce quasi per caso. Alcuni anni fa, intorno al 1997, stavo lavorando sul concetto di “pelle” intesa non come ultima superficie dell’opera, ma come sostanza, limite di estensione tra corpo e corpo. Modellandola su parti di opere o di oggetti già esistenti ho scoperto che poteva essere uno straordinario contenitore, quasi trasparente ma visibile, da far dialogare con alcuni progetti che avevo in corso. Lo scopo era raggiungere non solo una dimensione estetica di comunicazione, ma di costruzione di senso e di connotazione dello spazio interno ed esterno dell’opera. La natura del materiale permetteva di dare ai lavori maggiori possibilità di attraversamento e, pur essendo un volume, concedere di vedere all’interno della struttura e il suo contenuto. 

Per me una caratteristica fondamentale dell’arte, e del pensiero, è il disegno e il materiale centrale del disegno è la grafite. Ogni volta che scelgo di adoperare la grafite  nell’opera è come se la disegnassi e la inventassi due volte.

Penso al saggio “Opera aperta” di Umberto Eco del 1962, dove lo scrittore propone di creare opere aperte al movimento e al tempo; la grafite pur essendo un materiale antico, nella  mia visione dell’opera, bene si adatta al pensiero di rappresentare sulle forme lo sviluppo “nel” e “del” tempo.

Le nostre foto : http://fotopassioni.wordpress.com/about/in-classe-e-al-museo/

 

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2 risposte a SGUARDI IN GABBIA. Intervista ad ALDO FERRARA

  1. Chiara scrive:

    Carissimi ragazzi, non entro nel merito dei contenuti del vostro lavoro perché non è un campo di mia competenza ma mi permetto di buttare lì qualche osservazione in merito allo strumento che utilizzate per comunicare.
    Un blog è per sua natura un luogo d’interscambio tra chi scrive e chi legge.
    Se il visitatore passa, legge o curiosa soltanto e se ne va, il vostro lavoro è monco.
    Un blog che si limita ad essere SCRITTO dagli autori e LETTO occasionalmente dai naviganti di passaggio esiste solo a metà.
    L’altra metà di senso di un blog, e forse proprio la più importante, è quella costituita dal dialogo che si crea attraverso i COMMENTI.
    Solo dal numero e dalla qualità dei commenti si può misurare la vitalità di una creatura qual è il blog.
    I commenti ai post sono il sale del lavoro del blogger, servono a sapere CHI CI SEGUE, a conoscere la platea a cui parliamo, se siamo stati comprensibili, se le nostre recensioni e i nostri personali giudizi sono condivisibili o criticabili, ecc.
    E i commenti sono il segnale che c’è qualcuno dall’altra parte, un segnale che ci informa che le nostre parole non sono cadute una dopo l’altra nel vuoto.
    Se poi ciò che scrivete rappresenta per voi una creazione sentita con passione e non solo un obbligo scolastico, dovreste avere un pizzico di sana curiosità nel voler sapere cosa ne possano pensare gli altri del vostro personale modo di sentire e descrivere quel particolare artista o evento, dovreste persino avere la curiosità di confrontare il vostro sentire con quello di altri sconosciuti che hanno condiviso con voi la medesima esperienza.
    Se non si instaura un “circolo virtuoso” di post e commenti e risposte ai commenti, si può dire che vi siete messi in vetrina ma nessuno pensa valga la pena di fermarsi per conoscervi.
    Questa parte potrebbe esser svolta, per cominciare, dai compagni che, pur avendo condiviso l’esperienza di una mostra, non hanno scritto nulla ma certamente, anche loro, avranno maturato riflessioni a riguardo.
    Un blog non è una vetrina dalla quale APPARIRE, non può essere la bacheca su cui affiggere ciò che scrivete, per tutto questo sarebbe bastato un giornalino d’istituto ( il classico cartaceo o il più evoluto su web) nel quale chi scrive parla a chi legge ma chi legge può anche non esistere o se esiste non ha la possibilità di replicare.
    E’ vero, la piattaforma presenta un vincolo per i commenti, certo il richiedere il nome e l’e-mail è di garanzia contro visitatori inopportuni ma può scoraggiare e molto chiunque voglia scrivervi come la pensa sul vostro lavoro.
    Chi commenta si espone a critiche alla pari di chi scrive ma così si pongono le premesse per un DIALOGO COSTRUTTIVO e di sostanza che davvero può anche arricchire la dimensione metodologica e didattica dell’iniziativa.
    Forse il progetto necessita di qualcuno (nella redazione) che curi la lettura dei post e ne commenti i contenuti, studenti che si facciano da apripista per dare vita ad un organismo che per ora, come un manichino in vetrina, cambia d’abito ogni settimana circa ma non prende vita.

    Io per ora ho rotto il ghiaccio, spero che questo mio commento sia solo l’inizio…buon lavoro a tutti. Chiara

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