TORINO ’60 : L’ARTE SI FA POVERA

di Jacopo Curti & Federico Bidone 3^D
del Primo Liceo Artistico Statale di Torino

Alcuni mesi fa alla classe 3^D sez. Arti Visive del Primo Liceo Artistico è stata offerta l’allettante possibilità di recarsi  in Via Accademia Albertina a Torino, presso l’aula magna dell’Accademia delle Belle Arti, per un incontro con Michelangelo Pistoletto, celebre artista italiano di fama internazionale. Così nel tardo e plumbeo pomeriggio torinese ci siamo recati per l’incontro con l’artista all’Accademia.
Michelangelo Pistoletto è conosciuto come una pietra miliare dell’Arte Povera italiana, movimento artistico sorto in Italia alla metà degli anni ‘60, nell’area tra Roma e Torino, facente parte di “nuova oggettività”.
L’Arte Povera nacque in un contesto politico singolare, durante il movimento di emancipazione degli studenti italiani in concomitanza con le manifestazioni pacifiste giovanili che dilagavano già in tutto nel continente americano e in Francia. Questo movimento non poteva scegliere un momento più propizio per venire alla luce, luce di un sole velato dalle nubi delle numerose fabbriche che caratterizzavano la Torino operaia degli anni ‘60 e ‘70. Quest’arte pervase la realtà artistico-sociale dell’epoca. Pistoletto insieme a Merz, Penone, Ceroli, Gilardi, Pascali e molti altri, rappresenta quest’arte concettuale che si scontra in modo evidente con l’idea fino ad allora rigorosamente stabile dell’arte tradizionale. Questo stravolgente corrente artistica, nell’utilizzare dei materiali inconsueti quali terra, legno, pietre, ferro, vetro, evidenzia uno stretto contatto con la pura materia, definendo l’intenzione degli artisti di superare le tecniche artistiche tradizionali. Dopo pochi anni dalla loro prima apparizione gli artisti di questo movimento furono soggetti a recensioni di critici internazionali, così l’Arte Povera, nata nel tentativo di provocare conquistò il suo piedistallo nella scena artistica mondiale .
Michelangelo Pistoletto verso la fine degli anni ‘60 inizia la sua attività, focalizzando la sua attenzione sulla figura umana in relazione con lo sfondo. La fotografia di soggetti animati o meno, si relaziona con sfondi d’acciaio specchiante e nel plexiglass, come “L’uomo – oggetto” : il soggetto su uno sfondo composto da stracci e da pareti rispecchianti, un’opera che gioca tra realtà e immagine.
“Divisione e moltiplicazione dello specchio” è la  famosa mostra del 1978 che si divide in due direzioni : una è “L’arte assume la religione” e l’altra è appunto “Divisione e moltiplicazione dello specchio”. Pistoletto affronta questa seconda “parte’” di mostra (svoltasi presso la galleria Persano di Torino) partendo dalla seguente constatazione : lo specchio può riflettere qualsiasi cosa eccetto se stesso. Si può però dividere lo specchio in due parti e, spostando le due metà progressivamente ad angolo l’una di fronte all’altra, gli specchi si moltiplicano. Ha sviluppato una serie di opere sulla suddivisione “Sono intervenuto tagliando lo specchio insieme alla cornice in cui lo avevo posto, così le due mezze parti della cornice, rimanendo attaccate ai due  specchi, testimoniavano l’unità da cui questi derivavano” (M. Pistoletto, Divisione e moltiplicazione dello specchio – L’arte assume la religione, Galleria Persano, Torino 1978 ).
L’arte di Pistoletto ha spaziato tra vari campi, quali teatro, musica e cinema, creando un filo conduttore sociale e costituendo una vera e propria comunità artistica autosufficiente da lui descritta come “Zoo”. Importante è ricordare la Cittadellarte-Fondazione Pistolettodi Biella.La Fondazionefu creata nel 1988 da Michelangelo Pistoletto proponendo così un nuovo ruolo per l’artista : porre l’arte in diretta interazione con tutti gli ambiti dell’attività umana.

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