Commento sui concerti facenti parte del calendario di “Linguaggi Jazz” stagione 2011/2012

di Enea Barberis Jalla 3^Bs

Ancora una volta, noi studenti del Liceo Artistico – Liceo Musicale – Istituto Statale D’Arte Aldo Passoni, abbiamo avuto la straordinaria possibilità di assistere ai concerti della programmazione di “Linguaggi Jazz”, che ci è stata di nuovo gentilmente offerta dal Centro Jazz.

Anche in questa stagione, il Jazz ha dimostrato di essere ancora una parte fondamentale della cultura musicale mondiale, con esponenti provenienti sia dall’Europa che dagli Stati Uniti, con gruppi di vecchia e nuova formazione.

Possiamo dunque constatare ulteriormente quanto siano varie le sfaccettature di questo genere, che continuano a mutare non appena vengono rimaneggiate da interpreti diversi.

Benché questo fenomeno possa portare ad una modifica di ciò che agli albori era definito “Jazz”, fa anche in modo di garantirgli una vita lunga quanto quella dei suoi esponenti e dei loro successori.

Dei gruppi che abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare, ognuno ha utilizzato uno stile proprio, ma tra tutti si possono comunque notare delle similitudini.

Il JMR Mountain Trio, un gruppo di affermazione recente, ha utilizzato contemporaneamente strumenti convenzionali con strumenti insoliti, producendo una musica ispirata a brani antichi e suoni naturali. Molto stretto è stato inoltre il rapporto con il pubblico.

Paolo Fresu ed il coro A Filetta hanno invece preso in esame brani di origine mediterranea, principalmente sardi e corsi, con alle spalle temi religiosi e sacri. Si sono alternati brani coreutici con e senza accompagnamento strumentale, e brani solamente strumentali.

Marco Tardito ed i Kangaroux hanno invece reinterpretato brani di Adriano Celentano, omettendo tuttavia la parte vocale e proponendo solo quella strumentale.

Ho particolarmente apprezzato il concerto gospel delle sorelle Selvy, tenutosi poco prima delle festività natalizie. Provenienti dalla cittadina di Earle nell’Arkansas, da cui risultano essere particolarmente amate, si definiscono ambasciatrici di Gesù Cristo nel testimoniare la fede cristiana con i loro canti, che senza dubbio scuotono l’animo dei fedeli che li ascoltano.

Di grande rilevanza ho trovato anche il concerto di Kyle Eastwood, figlio del regista Clint Eastwood, e della sua band. Eastwood, contrabbassista nonché principale compositore del suo gruppo, ha presentato il suo quinto album, “Songs From The Chateau”, realizzato in un castello del XV secolo vicino a Bordeaux. I brani ricordano infatti i toni della musica medioevale, con una melodia alternativamente facile e difficile da distinguere.

Il concerto di chiusura della stagione è stato quello di Giorgio Li Calzi. Ha sortito grande effetto sul pubblico l’utilizzo di luci quasi del tutto soffocate e suoni registrati di sottofondo, particolarmente agghiaccianti all’inizio, e man mano sempre più tenui, fino ad essere sostituiti dai brani stessi. Inusuale è stata inoltre la decisione del gruppo di suonare per periodi di tempo alquanto più lunghi del solito (di circa un’ora), senza fare molte pause. Benché all’inizio la melodia sia stata difficilmente identificabile, in seguito è diventata maggiormente riconoscibile, rendendo i brani più semplici da seguire per il pubblico.

In conclusione questa stagione, come le precedenti, è stata ben articolata e variegata e ci ha consentito di esplorare il Jazz in forme nuove.

Per questa ragione ringrazio il Centro Jazz per l’opportunità che ci ha dato, ed il professor Marco Basso per aver valorizzato la diffusione della conoscenza di questo genere, che rappresenta indubbiamente una parte importante del nostro background culturale, tra gli studenti della nostra scuola.

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