La Peota Reale da vicino, che emozione!

di Erica Marretta 4^As

Venerdì 27 Aprile 2012, con alcuni compagni di classe, accompagnati dai professori Dario Colombo e Giuseppe Lucia abbiamo partecipato all’attività di Orientamento pressola Scuoladi Restauro di Venaria.
Ho avuto la possibilità di raccogliere ulteriori informazioni e curiosità sul restauro della Peota Reale, di cui avevo letto l’articolo sul Giornale dell’Arte online del mese di Aprile.

“La Peota reale in restauro a Venaria
Venaria Reale (Torino).
La «Peota reale», un’imbarcazione di gala del 1730, ultimo esemplare al mondo di «bucintoro», è stata trasferita dal laboratorio Nicola Restauri di Aramengo (Asti), dov’era in custodia dal 2000,  al Centro di Conservazione e Restauro della Venaria Reale per un intervento finanziato dalla Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino.
Nel Centro di Venaria l’imbarcazione verrà sottoposta a operazioni di restauro, conservazione e consolidamento, sotto la supervisione scientifica della Soprintendenza per i Beni artistici ed etnoantropologici del Piemonte.
Definita «reggia galleggiante», l’imbarcazione, tipica dell’alto Adriatico, ha dimensioni imponenti (15 metri di lunghezza per 4 di larghezza, oltre 5 tonnellate di peso) e un allestimento di gala montato su uno scafo tradizionale in legno a chiglia piatta con abitacolo a padiglione coperto, otto remi, un albero di oltre dieci metri e vela latina.
Venne commissionata nel 1731 da Carlo Emanuele III di Savoia allArsenale di Venezia e fu costruita da Matteo Calderoni, probabilmente in uno «squero» di Burano.
È decorata da dipinti, intagli dorati e tessuti preziosi.
Sulle fiancate sono presenti fregi decorati con Nereidi e Tritoni; a prua dominano tre figure: Narciso che si specchia nelle onde e due vecchi che simboleggiano il Po e l’Adige; a poppa due pistrici con due putti.
L’abitacolo, detto tiemo, ha dieci finestre con doppie imposte a vetri e pannelli di legno decorati; all’estremità del padiglione lo stemma sabaudo.
All’interno si trovano due panche laterali; il soffitto è diviso in tre campi dipinti su fondo dorato; sotto ciascuna finestra sono presenti riquadri con figure sdraiate.
Il timone intagliato è stato realizzato da maestranze diverse da quelle dell’Arsenale.
La peota giunse a Torino il 2 settembre 1731 e fu usata per il primo viaggio in Italia via fiume effettuato dal re nel 1734 e in seguito per occasioni celebrative.
Nel 1873 il re d’Italia Vittorio Emanuele II donò la barca alla Città di Torino, che la destinò al Museo Civico dArte Antica, inaugurato nel 1860, dove rimase fino al 2000 quando venne trasferita al Laboratorio Nicola Restauri di Aramengo.
Del delicato trasporto alla Venaria si è occupata la società ArteÈ.

Fonte Cultura Italia
edizione online, 16 settembre 2011″

Fonte : Giornale dell’Arte


Le risposte del Professor Marco Demmelbauer alle mie domande

Marco Demmelbauer, insegnante di “Storia e tecniche esecutive e di restauro di ceramica, metalli e vetri” presso il Centro di Conservazione e Restauro della Venaria Reale.

• Erica : La Peota Reale dove si trovava prima e com’è arrivata qui a Venaria?

Marco Demmelbauer

Si trovava a Venezia ed è stata trasportata lungo il Po, trainata da cavalli, un grande trasporto durato molti mesi, è arrivata a Torino il 2 settembre 1731, l’imbarcazione venne allestita e preparata per la consegna ufficiale al concierge Giovan Battista Lanfranchi del Castello del Valentino.
Nel 1873 il re d’Italia Vittorio Emanuele II decise di donare l’antica imbarcazione alla Città di Torino, che la destina al Museo Civico d’Arte Antica.”

Erica : Quando è arrivata a Venaria?

Marco Demmelbauer

La Peota Reale è arrivata a Venaria il 14 Settembre 2011.

Erica : Da quali materiali è costituita?

Marco Demmelbauer

“Ci sono molti tipi di legno, la maggior parte è legno di quercia, la copertura è in tela catramata.
Le finestre erano chiuse da specchi e le sculture sono tutte intagliate e dorate in superficie, la doratura è in foglia d’oro, ma ci sono stati molti interventi di restauro.
Sono state trovate delle tracce di minio, non che piombo, che serviva per isolare, preparare la superficie sottostante e serviva anche come base cromatica per la successiva doratura.
Inoltre è stata trovata anche la presenza di ferro battuto per quanto riguarda il parabordo, la parte strutturale dello scafo e alcuni elementi dei remi.”

Erica : Cosa ne faranno dopo il restauro?

Marco Demmelbauer

“Dopo il restauro rimarrà esposta per molti anni alla Reggia di Venaria, le verrà dedicata una sala all’interno della citroniera e farà parte integrante del percorso di visita della Reggia.”

Erica : Qual è la parte maggiormente degradata?

Marco Demmelbauer

“L’imbarcazione era in buono stato di conservazione nonostante il tempo trascorso, la parte delle sculture ha subito alcuni danneggiamenti per via degli spostamenti e per gli interventi di restauro avvenuti in questi anni, più che altro aveva molti problemi estetici per via dell’invecchiamento dei protettivi e per l’accumulo di sporco superficiale accumulato nel trasporto, che ha opacizzato tutte le superfici, di conseguenza le dorature erano diventate nere, perciò tutto questo ha richiesto un grande sforzo per riportare la leggibilità delle superfici.”

Erica : Come vengono integrate le lacune?

Marco Demmelbauer

“Le lacune vengono completate non in oro, ma facendo delle integrazioni cromatiche in modo da rendere riconoscibile l’intervento attuale rispetto a quelli precedenti.”

Foto del trasporto a Venaria, sul sito della Repubblica di Torino: Viaggio della Peota Reale

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