POP ART E FUMETTO: una relazione di reciproci scambi.

di Luca Berardino 3^D
del Primo Liceo Artistico Statale di Torino

La Pop Art è una corrente artistica della seconda metà del XX secolo che deriva dalla parola inglese “popular art”, ovvero arte popolare, ed è una delle più importanti correnti artistiche del dopoguerra. Discende direttamente dal graffiante cinismo del Dadaismo e della Nuova oggettività dalla semplicità equilibrata  del Suprematismo.
La nascita della Pop Art avviene negli Stati Uniti intorno alla metà degli anni ’50 con le prime ricerche di Robert Raushenberg e Jasper Johns, ma la sua esplosione avviene soprattutto nel decennio degli anni ’60, conoscendo una prima diffusione e consacrazione conla Biennaledi Venezia del 1964. I maggiori rappresentanti di questa tendenza sono tutti artisti americani: Andy Warhol, Claes Oldenburg, Tom Wesselmann, James Rosenquist, Roy Lichtenstein.
A partire dagli  del anni Novanta del XX secolo si è avuta una rivitalizzazione di questa tendenza artistica, che va sotto il nome di NeoPop, frantumandosi però in numerosi sottogruppi con diversi rimandi culturali: dal graffitismo urbano al mondo dell’undergound, dall’uso di materiali diversi come plastiche, resine ecc… al mondo dei fumetti giapponesi, dall’urban art al web design, fino a mescolarsi con riferimenti “alti”, letterari o concettuali. Tra gli artisti più noti: Jeff Koons, Takashi Murakami, ma anche Gary Baseman, Jenny Holzer o, in Europa, Sigmar Polke, Katharina Fritsch, Gary Hume, Tim Noble.
Caratteristica interessante della Pop Art è che si serviva di oggetti presenti nella vita quotidiana trasformandoli in opere d’arte: si va dalle bandiere americane di Jasper Johns alle bottiglie di Coca Cola di Warhol, dai fumetti di Lichtenstein alle locandine cinematografiche di Rosenquist. Gli artisti di questo movimento hanno svolto un ruolo rivoluzionario, introducendo nella loro produzione l’uso di strumenti e mezzi non tradizionali della pittura come il collage, la fotografia, il cinema, il video e la musica; la Pop Art puntava molto nel rappresentare l’ossessivo martellamento pubblicitario, il consumismo eletto a sistema di vita, il fumetto quale unico residuo di comunicazione scritta.
Come già indicato, grande elemento di riferimento della Pop Art fu proprio il fumetto. Questo genere di lettura era già diffuso dagli anni ‘40 ma riusciva ad attrarre a sé solo pubblico di ragazzini, infatti a questi si riferivano le grandi case editrici fumettistiche, escludendo completamente l’idea di diffondere i fumetti tra un pubblico molto più vasto.
Grazie all’artista Roy Lichtenstein, che negli anni ‘50-60 ha riprodotto in grande scala vignette tratte da giornali come Dick Tracy e anche da personaggi dei cartoni animati, trasformando le vignette in veri e proprio quadri, diffondendo anche tra il pubblico adulto il fumetto. Un disegnatore di fumetti che introdusse la Pop Art mescolata al Surrealismo e atmosfere psichedeliche fu Jim Steranko. Questi ebbe la grande idea di inserire immagini in collage nelle sue vignette e colori molto accesi e surrealistici che si ispiravano all’arte di Warhol, creando atmosfere uniche e affascinanti; si possono vedere queste tavole negli albi del personaggio della Marvel Nick Fury (anni ‘70-80). Molti critici definirono il suo stile come “Zap Art”.  A.M. Viturtia osserva come Steranko si ispirò ai romanzi di Ian Fleming sull’agente 007, ma in seguito furono i registi dei film sulla spia britannica che vennero influenzati dalle vicende di Nick Fury. Steranko assorbì e adattò il suo stile alle tecniche di Jack Kirby,  uno dei più celebri ed influenti autori di fumetti della storia, che ha collaborato  per molti anni per la casa fumettistica Marvel. Prolifico e con uno stile riconoscibile a prima vista, divenne il modello per generazioni di autori, grazie all’uso di fotomontaggi (in particolare per gli sfondi cittadini) e il frequente ricorso ai disegni a piena pagina privi di vignette, che occupavano uno, due o addirittura quattro fogli.
Un altro fumettista che utilizzò queste tecniche fu Will Eisner,considerato il padre dell’“arte sequenziale” perché reinventò completamente la struttura delle vignette, dei dialoghi e del movimento dei personaggi con i racconti del suo personaggio “the Spirit”. Elemento curioso e innovativo che Eisner inserì nelle sue tavole furono i titoli: non erano più quelli canonici collocati prima della storia, ma si fondevano con l’ambientazione circostante, diventandone parte e creando delle vignette surreali.
Un altro fumettista che ha sfruttato lo stile della Pop Art è sicuramente Frank Miller creatore e disegnatore dell’affascinante serie di fumetti “Sin City”, pubblicata dalla “Dark Hours”. In questi cartoon non ci sono figure in bianco e nero, ma una vera e proprio lotta tra la luce e le ombre in cui non è presente alcun tipo di sfumatura e dove il bianco è quasi abbagliante e il nero è color pece. Miller con questa opera ha dimostrato che “arte popolare” è quella che sa ancora affascinare e stupire il pubblico come dimostra la versione cinematografica della sua opera a fumetti del 2005, diretta da Robert Rodrìguez, lo stesso Miller e Quentin Tarantino e interpretata da Mickey Rourke, Bruce Willis, Benicio del Toro, Clive Owen e Jessica Alba.

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3 risposte a POP ART E FUMETTO: una relazione di reciproci scambi.

  1. articolo interessantissimo.. ma potrei sapere da quali libri o fonti si sono prese queste informazioni? sarebbero importanti per una ricerca che ho da fare. Vi ringrazio tanto

    • Dovrei scrivere una tesi universitaria prendendo delle informazioni sulla pop art e sui fumetti, dato che trovo interessantissimo e ricco questo articolo vorrei documentarmi con le stesse fonti prese per creare questo post. Spero in una pronta risposta e vi ringrazio in anticipo

  2. _______iacopooooo________ scrive:

    secondo me boh <3

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