La Storia che non ho vissuto (testimone indiretto).

La strategia della tensione.

di Allegri Laura 5^As
Liceo Artistico – Musicale – Istituto d’Arte “Aldo Passoni” di Torino

Il castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, diretto da Marcella Beccaria, in collaborazione con Rai 150, la Stampa e sette giovanissimi artisti emergenti, promuove un progetto importante, correlato da una mostra tematica, dal nome “La storia che non ho vissuto (testimone indiretto)”.
Il progetto dispone di ricerche e filmati documentaristici di luoghi e personaggi testimoni diretti di eventi storici, al fine di far conoscere “ai nuovi giovani” un passato che non è poi così lontano o troppo diverso dalla dimensione odierna…
Il programma assolve alle sue fondamentali funzioni: da quella divulgativa a quella formativa e, soprattutto, alla sua funzione educativa, attraverso il racconto storico.
Questo, non deve essere legato ad un sentimento commemorativo, anzi, deve essere oggetto di riflessione che, con cognizione, giunga a dare risposte utili per le questioni dei giorni nostri.
La narrazione dei filmati si incentra sulla precaria condizione politica e sociale dell’Italia degli anni del “Boom Economico” che vanno orientativamente dal ’69 all’’82, dove vi fu un’estremizzazione della dialettica politica che giunse a tradursi in lotta armata, violenza di piazza e terrorismo.
Il primo episodio è quello della “Strage di piazza fontana” di Milano, simbolicamente ritenuto come prima azione di terrorismo in Italia, avvenuto il 12 dicembre del ’69.
La strage ebbe lo scopo di destabilizzare la situazione nazionale e la democrazia, influendo sul sistema politico.
Per un decennio, i cittadini vissero una situazione di terrore e confusione.
La strage di piazza Fontana fu qualcosa di più che solo un attentato terroristico, fu il tentativo di provocare una deflagrazione sociale e la proclamazione dello stato d’emergenza.
La strategia della tensione venne condotta attraverso l’infiltrazione di agenti segreti (sia italiani che stranieri) nei gruppi terroristi.
Questi avevano il compito di persuadere i gruppi politici più radicali a feroci azioni di terrore verso l’opinione pubblica.
A distanza di più di trent’anni dalle bombe di piazza Fontana, ancora non si conoscono con certezza i reali responsabili delle operazioni ed i processi sono rimasti inconclusi oppure archiviati per insufficienza di prove.
Il ricordo degli eventi viene descritto nella prima parte del filmato proposto in modo dettagliato e con un’atmosfera di grigiore… cito D’Ambrosio: “Era una delle tipiche giornate di quel periodo, Milano era invasa dallo smog, c’era molta nebbia e le luci stavano accese tutto il giorno […]”.
La Banca Nazionale  quel giorno, come tutti i giovedì, chiudeva più tardi; gran parte dei clienti appartenevano all’associazione degli agricoltori.
Alle 16 e 37 scattò programmaticamente l’ordigno contenuto in una valigia di pelle di casa tedesca (nera o marrone, come spesso usate in quel tipo di operazione), che provocò ottanta feriti e diciassette morti, dei quali ritrovarono parti a pezzi ovunque.
Ad essere colpite furono tutte vittime innocenti, colpevoli di trovarsi nel luogo sbagliato, nel momento sbagliato.
Da parte dello Stato è emersa una grande omertà che non ha né risolto, né bloccato i casi.
Milano si trovò inginocchiata, ed illusa dalla promessa di giustizia fatta dallo Stato… Quella giustizia non venne mai resa alla Repubblica.
Iniziarono lunghissime indagini, seguite da interminabili processi, i primi ad essere indiziati furono gli anarchici, collettivo rappresentato come oscuro; nell’immaginario pubblico apparivano disorganizzati e lontani dalle altre forze politiche, quindi facilmente oggetto di rappresaglia.
Poi, si pensò come responsabili, ad alcuni “capi” di gruppi radicali di destra, che si fingevano anarchici, ma anche questi ultimi furono considerati poi innocenti…
La cerchia dei sospettati andava anno dopo anno ad ampliarsi sempre di più e, nel frattempo, le forze dell’anti-stato crescevano a dismisura; per questo motivo gli anni di piombo hanno segnato gli anni più neri che il nostro Stato avesse vissuto.
Il regime democratico, con la CIA e gli apparati di sicurezza dello Stato, cercarono di occultare la verità dell’intera vicenda e la novella raccontata al pubblico negli anni non è stata che una vergognosa farsa.
A conoscenza di ciò, e con l’esperienza che la storia tramanda, tocca a noi prendere visione di ciò che realmente accadde e non cedere all’oblio.

Sito : Castello di Rivoli

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