“La Storia Che Non Ho Vissuto”

di Vanessa Bennardo 5^As
Liceo Artistico – Musicale – Istituto d’Arte “Aldo Passoni” di Torino

Le classi 5^As e 4^Es, il giorno 28 settembre 2012, si sono recate alla mostra “La Storia Che Non Ho Vissuto (Testimone Indiretto)” al Castello di Rivoli.
L’obiettivo della mostra è quello far “rivivere” anche alle nuove generazioni, in qualche modo, alcuni momenti indelebili della storia del nostro Paese  attraverso l’opere di sette giovani artisti.
Il percorso della mostra comincia con un video a cura della Rai intitolato “La Storia Siamo Noi”, in cui sono narrati fatti accaduti tra gli anni ’60 e gli anni ’70.
Giovanni Minoli, Presidente del Castello di Rivoli e promotore di questa mostra, afferma che “La Storia Siamo Noi” identifica fatti importanti della storia italiana che hanno ancora bisogno di essere raccontati e ciò può avvenire anche tramite l’arte.
Lo scopo non è solo aiutare il giovane pubblico ma sottolineare il ruolo educativo che può avere l’arte.
Beatrice Merz, Direttrice del Castello di Rivoli, afferma che l’arte si sta adattando ad un cambiamento di approccio all’informazione diventando quasi “giornalistica”, come fosse la “cronaca” di un evento piuttosto che la produzione di un dipinto.
Marcella Beccaria, Curatrice del Castello di Rivoli, ha selezionato questi sette artisti: Francesco Arena, Rossella Biscotti, Patrizio Di Massimo, Flavio Favelli, Eva Frappiccini, Goldiechiari e Seb Patane.
Questi sono alcuni dei principali esponenti di una nuova generazione di artisti italiani che, pur scegliendo diversi stili con cui esprimersi, provano lo stesso interesse verso la storia italiana del ‘900.
Le opere presentate nella mostra si riferiscono, per la maggior parte, a eventi tragici che si “allungano” fino al giorno d’oggi.
L’idea della dottoressa Beccaria è quella di “riconoscere la presenza vitale di un’arte tesa a riaffermare il proprio ruolo politico e sociale“.
Questo ruolo per l’arte serve a dimostrare che l’arte non può e non deve essere solamente oggetto estetico ma deve essere anche uno strumento educativo grazie al quale ogni opera possa raccontare la propria storia.

Gli artisti presenti sono:

Rossella Biscotti : – “Gli anarchici non archiviano” 2010. Ferro, legno, lettere tipografiche in piombo.

Goldiechiari : – “Dispositivi di rimozione”2011-2012.Collage,35 elementi.

                                 – “Genealogia di damnatio memoriae”2012.Alberi incisi.

–  Eva Frapiccini : – “Magnifici misteri”2012.Video HD cam,blue ray,7min.

                                        – “Muri di piombo”2005-2007.50 fotografie a colori.

Flavio Favelli : – “Cerimonia”2007-2010.Tela Airtex cucita,vernice.

                                   –  “Itavia Vl2″2010.Smalto su stampa a colori.

Francesco Arena : – “L’appartamento” 2012. Ardesia.

                                         – “18900 metri su ardesia” 2009. Ardesia.

Patrizio Di Massimo : – “Ritratto di Alfredo Casella” 2012. Olio su tela.

                                                – “Fuga dal disordine” 2011. Registrazione video.

Goldiechiari sono un duo artistico composto da Sara Goldschmied e Eleonora Chiari. Nella mostra sono presenti due loro opere.
La prima, “Genealogia di damnatio memoriae”, è stata realizzata utilizzando grossi alberi sui quali le artiste hanno inciso elenchi di date e luoghi, nella maggior parte legati ad eventi drammatici.
L’opera vuole rappresentare come molti avvenimenti possano segnarci come una scritta intagliata su un albero, fanno male e non devono, anzi, non possono essere dimenticati. L’opera “Dispositivi di rimozione” è una serie di collage realizzati con foto delle stragi e immagini di donne nude e seminude mescolando l’erotismo con la tragedia.

Lo scopo delle artiste è quello di costringere l’occhio dell’osservatore a rivedere i momenti terribili della storia e a domandarsi se dimenticare questi fatti non sia “la piu’ brutta forma di pornografia mai esistita“.

Rossella Biscotti nell’opera “Gli anarchici non archiviano”, costituita da grandi pannelli con caratteri da stampa collocati su cavalletti di ferro, vuole concentrare la sua indagine sul passato che viene proiettato nel presente.
L’artista unisce le sue ricerche negli archivi con diversi sopralluoghi per far capire il rapporto fra la storia e le sue opere.
Le sue indagini partono dal fascismo prendendo spunto dallo slogan del 1937.
La sua installazione ci mostra come, all’epoca, un’attività di interesse pubblico potesse diventare uno strumento per diffondere gli ideali fascisti.
In relazione a questa riflessione l’artista propone lo slogan “La cinematografia è l’arma piu’ forte“.
Questa frase è proiettata sullo schermo del cinema Massimo per tutta la durata della mostra.

Eva Frappiccini offre una ricostruzione di eventi tramite due media differenti:

– Foto, giornali;

– Video.

L’opera “Muri di piombo” nasce dall’approfondimento sugli ‘anni di piombo’ della seconda meta’ degli anni ’70.
Vengono utilizzate cinquanta fotografie scattate dall’artista nei luoghi degli attentati nello stesso mese in cui sono accaduti.
Si crea così un ibrido artistico aggiungendo all’opera fotografica gli articoli pubblicati sui quotidiani dell’epoca.

“Magnifici misteri” è un video che nasce dal desiderio di ascoltare.
Prende spunto da un evento capitato alla famiglia dell’artista ed è una riflessione sulle modalità in cui la storia può ripetere se stessa e rivivere negli stessi luoghi.

Flavio Favelli. Nelle sue opere la sua memoria personale si intreccia con quella collettiva.
L’opera”Cerimonia” nasce dal ricordo degli anni della tragedia di Ustica.
L’artista ricostruisce l’aereo, il DC9 IH 870 delle aviolinee italiane, con tela cerata bianca in porzioni separate con le stesse dimensioni del relitto.

Francesco Arena presenta due opere.
“L’appartamento”, una grande lapide composta da tre elementi di 2m x 1m caduna di ardesia incisa, in cui l’artista compone una sorta di racconto breve utilizzando tutte le lettere che compongono i nomi della lista della Loggia Massonica P2 pubblicati nel Maggio 1981.

“18900 m” è il titolo della seconda opera, realizzata sempre su ardesia, sulla quale Arena incide linee per un totale di 18900m che corrispondono al tragitto dell’ultimo giorno di vita di Pinelli, il ferroviere anarchico arrestato con l’accusa della strage di P.zza Fontana del 1969 che morì precipitando dalla finestra dell’ufficio del Commissario Luigi Calabresi della questura di Milano il 15\12\’69.

Patrizio Di Massimo opera su sovrapposizioni e scollamenti che nascono da molteplici interpretazioni e testimonianze meno ufficiali. Nel video “Fuga dal disordine” – 2011 – in una cornice architettonica razionalista degli anni ’30, l’attore recita un testo ispirato ad eventi storici ma completamente rivisto dall’artista.
Il video mostra le figure chiave, Italo Belbo e Margherita Solfatti, del rapporto tra il movimento artistico del ‘900 e l’ideologia fascista.
Sono presenti anche le opere “Ritratto di Alfredo Casella” – 2012 – in cui l’artista rielabora l’omonimo dipinto di Giorgio De Chirico del 1924. Nell’opera “Negus ha detto: datemi il leone, tenetevi le stelle!” – 2010 – Di Massimo rievoca un episodio legato all’occupazione italiana dell’Abissinia (Etiopia).

A mio avviso l’utilizzo dell’arte come strumento per la conoscenza è molto efficace ed utile perché le opere, oltre ad essere belle formalmente, con il supporto dei documentari de “La storia siamo noi”, diventano piu’ comprensibili e più incisive, soprattutto in questo caso in cui è rappresentata la storia recente che tanto ha influito sul nostro presente ma che la nostra generazione non ha vissuto.

Sito : La storia siamo noi

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