Dalla lettura del romanzo alla rielaborazione personale attraverso pagine di diario (compito in classe)

Compito di Sara MODUGNO classe 1^ H
a cura della prof.ssa Vilma BICEGO
Senza titolo1
21 marzo 1992, Kabul
Cara Aziza,

è la prima volta che scrivo. Faccio fatica a ricordarmi gli insegnamenti del Mullah Faizullah; sai è passato tanto tempo e mio marito non mi permette di leggere, scrivere o studiare.

Tu adesso sei al sicuro, ancora rintanata dentro la pancia di tua madre. Spero che tu nasca in un posto migliore, libero, senza guerra, dove la parità dei sessi non sia solo un sogno, ma una cosa vera e realizzabile. Sai, tua mamma è così bella, spero che tu sia uguale a lei e non come quello zoticone di tuo padre o meglio di mio marito.

Quando Laila è entrata in questa casa la odiavo, Rashid aveva occhi solo per lei, ma grazie a te e al fatto che sarai una femmina, adesso ho scoperto di avere un’amica in casa e non una rivale. Grazie a te potrò sentirmi meno sola ed essere la madre che non sono mai stata.

Ti devo lasciare, in fretta, Rashid è rientrato in casa e devo sbrigarmi a fargli trovare del cibo in tavola. Dio solo sa cosa mi succede se è nervoso e non lo servo!

Prometto di scriverti presto, ma adesso devo nascondere questo diario, se Rashid lo trovasse sarebbe un disastro. HO PAURA DI MIO MARITO E DELLA SUA CINTURA.

Ciao Aziza, Mariam, la tua harami

                                                                                                                       21 dicembre 1992, Kabul

Cara Aziza,

tua mamma sta uscendo di corsa insieme a Rashid, il pancione si nota anche sotto il burqa. Quel maledetto burqa! E’ scomodo, la fa inciampare!

Rashid dice che dobbiamo metterlo perché noi apparteniamo a lui e il nostro viso non deve essere condiviso con nessun altro. Certe volte ti senti protetta lì sotto, ma altre vorresti essere libera di farti vedere al mondo per quello che sei.

Abbiamo ogni tipo di divieto, Rashid è molto severo con noi, per ogni cosa che a lui non va bene alza le mani, ci violenta o urla.

Spero tanto che con il tuo arrivo le cose cambino.

                                                                                                                      30 dicembre 1992, Kabul

Cara Aziza,

eccoti! Finalmente a casa!

Tua mamma non smette di guardarti e tu non smetti un secondo di piangere. Rashid è più insopportabile del solito, non dorme a causa tua e inizia a detestarti. Che uomo spregevole!

E’ meglio spegnere la candela adesso, la cosa più bella è addormentarmi sentendo la tua voce.

Buonanotte Aziza. Mariam, la tua harami

                                                                                                                            3 aprile 1993, Kabul

Cara Aziza,

oggi tua madre mi ha raccontato la tua vera storia. Sono contenta che tu sia figlia di Tariq, il primo vero amore di tua madre, l’idea che tu fossi nata da un uomo così “marcio” mi disgustava!

Se solo potessi dire ciò che penso, gli direi tutto in faccia!

Questo diario diventa sempre più ricco di segreti, lo nascondo in mezzo ai pochi abiti che possiedo e prego che Rashid non lo legga mai, potrei essere lapidata facilmente.

Ciao Aziza

                                                                                                                          2 febbraio 2000, Kabul

Cara Aziza,

è l’ultima volta che ti scrivo e che ti penso. Ho ucciso Rashid, mentre eri in orfanotrofio, per salvare tua madre dalle sue sudice mani poste sul suo collo. Prima l’aveva frustata, calpestata e picchiata, solo perché aveva osato accogliere Tariq in casa a viso scoperto. Oh! Che disonore per lui!

Ho preso la pala e gli ho sferrato un colpo alla tempia per stordirlo e poi un secondo, con la lama della pala, per finirlo.

Era l’occasione giusta per essere libere, per assicurarti un buon futuro, Aziza.

Adesso sarai libera di scappare via dalla guerra, da Kabul, da questa società maschilista sbagliata!

Sarai felice lontana da qui, con Tariq, Laila e tuo fratello, nato da un amore costretto e fasullo.

E’ da dieci giorni che sono in prigione, domani probabilmente verrò fucilata. Non ho paura della morte, so di aver fatto la cosa giusta, per te e per Laila. Voi siete state la mia felicità e questo mi basta. Ora sono qui, in ginocchio, fisso la mia ombra insieme a quella del boia. 3…2…1… CIAO AZIZA   La tua harami

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