I ragazzi della 3^ H con le docenti Bicego e Leo danno avvio all’attività per il progetto di Istituto Maledetta sia la guerra partecipando allo spettacolo teatrale realizzato dal teatro Regio in occasione del centenario della Grande guerra.


All’interno delle attività che svolgeremo per il progetto di Istituto “Maledetta sia la guerra, maledetto chi la pensò, maledetto chi pel primo la gridò” oggi abbiamo preso parte allo spettacolo Valzer a tempo di guerra

Ecco le nostre impressioni a caldo

Ho trovato lo spettacolo molto bello e interessante mi è piaciuto molto l’attore che leggeva e recitava perché aveva una grande capacità di interpretazione e coinvolgeva con i gesti e con la voce. Il momento in cui mi è piaciuto di più è stato quando ha letto la lettera mandata dal figlio – catturato durante la disfatta di Caporetto (1917) – alla madre ed è stato un momento molto toccante che mi ha colpito soprattutto per le parole usate nella lettera. Complessivamente è stato uno spettacolo piacevole e coinvolgente.
Un aspetto negativo è che non sono riuscito a comprendere molto le parole che venivano cantante dall’attrice e questo mi è dispiaciuto molto. (Edoardo)

Questo spettacolo devo dire che è stato più interessante di quello che mi aspettavo. Di solito non sono molto attratta dai film e dagli spettacoli che trattano la storia durante il tempo di guerra, ma questo ha fatto proprio centro. Ciò che ha reso bello il tutto era il fatto che parlavano come se fossero nel mezzo della guerra, in una trincea. Era impressionante sentire “sono qui in trincea, gli altri non so se stanno dormendo, ma io ho voglia di parlare. Devo dire che ho paura, non della morte ma di come accadrà. Qui la notte non si dorme, ogni rumore è un colpo al cuore.” Queste frasi mi hanno presa davvero, mi sembrava di trovarmi insieme a quell’uomo in trincea.
Altra frase che mi ha completamente coinvolta è stata “nessuno voleva stare in prima fila, era una vera lotta: schivare, strisciare, correre, abbassarsi.”
Il 1914 fu l’inizio della guerra, continuò fino alle ore 11 dell’11 novembre 1918, poi ci fu una pace, ma non duró per molto, solo per 20 anni.
La prima guerra mondiale fu una guerra di posizione, un modo per modificare il fronte, anche solo di un km, per allargare il confine. Ma come diceva l’attore “perché dovete fare la guerra quando conquisterete solo un km della terra avversaria? Perché non possiamo restare così come siamo?” Ma forse noi, i soldati non possiamo capire le vere ragioni che hanno portato gli eserciti a combattere.
Non ho trovato aspetti negativi nello spettacolo, forse soltanto quando la donna cantava in francese e tedesco e io non trovavo un senso a ciò che diceva poiché non riuscivo a comprendere il significato.
Questa è stata la parte che mi è piaciuta meno perché credo che se si vuole aggiungere una parte in una lingua diversa bisogna assicurarsi che il pubblico possa capire. (Martina D)

Lo spettacolo è stato carino, non mi ha particolarmente preso, però ho potuto ripassare un po’ il lessico.
La parte che mi è piaciuta di più era quando scriveva alla lavagna alcuni termini per introdurre un argomento, oppure le parti in cui c’era solo musica che a parer mio era molto coinvolgente. Non ho apprezzato il fatto che non era un vero e proprio spettacolo, ma una narrazione (o “meglio una lettura”) anche se c’erano parti di scenografia, poiché c’erano solo due attori e quindi non capivo molto le parti e alcune volte le confondevo.
Io non ricordo bene la prima guerra mondiale e quindi alcune parti non le capivo, ma di tutti i termini che hanno detto credo di sapere il significato. (Alessandro)

L’opera Valzer a tempo di guerra messa in scena al Piccolo Regio è stata realizzata con cura sotto ogni aspetto a partire dalla scenografia, alla musica e alle luci; gli attori sono stati chiari riuscendo a far capire le ostilità e le crisi che avvenivano durante la Grande Guerra scoppiata a causa dell’attentato di Sarajevo nel quale  fu colpito l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria-Ungheria, e sua moglie Sofia durante una visita ufficiale nella città bosniaca di Sarajevo.
La parte che mi ha particolarmente colpito è quella dove viene recapitata e letta ad una madre una lettera scritta dal figlio, un soldato di 17 anni, il quale è stato catturato perché invece di abbandonare un amico che era rimasto bloccato è tornato indietro a cercarlo, ma per loro sfortuna sono stati catturati dal nemico e giustiziati.
L’unica aspetto negativo secondo me è stata la scelta del numero ridotto di attori, perché per i cambi di ruolo sarebbe stato più efficace averne inseriti un paio in più. (Alice A.)

Gli unici due attori hanno interpretato perfettamente le sembianze di una quindicina di persone, pertanto ci hanno fatto pensare cosa si può fare con un po’ di fantasia, mi è piaciuta molto la parte in cui il soldato è arrivato a prendere a scuola la maestra con gli alunni rappresentati sotto forma di appendiabiti.
La presentatrice ha reso in poche parole ed in poco tempo bene l’idea di cosa si sarebbe visto, è stata molto precisa. La voce che alcune volte annunciava chi moriva in guerra e come si spostavano le truppe in guerra pareva reale, la voce della mezzosoprano era molto bella. Tutti gli oggetti portati in scena davano significato alla recitazione.
Lo spettacolo, nonostante il tema trattato, è stato leggiadro, forse anche per la presenza musicale (soprattutto di valzer). Il pianista è stato bravissimo, riusciva a suonare senza farsi distrarre dal pubblico, la cosa particolare era che riusciva a precedere le luci, iniziando a suonare a luci spente. (Riccardo)

Sinceramente sono rimasta piuttosto delusa perché non pensavo che fosse così… così noioso, ecco.
Apprezzo molto l’idea che hanno avuto ma trovo che come rappresentazione sia stata piuttosto scarna e davvero poco coinvolgente.
Le uniche parti in cui mi veniva l’ansia era quando la voce fuori campo dava le definizioni dei termini come “attacco frontale” o “trincea” perché era davvero inquietante. Solo in quei momenti riuscivo a stare assolutamente attenta.
Mi è piaciuta l’ultima parte che raccontava la storia del cecchino americano completamente uscito di testa a causa del suo ruolo , era molto commovente.
Gli aspetti negativi. Non so se era una cosa voluta oppure no, ma due attori sul palco che sono costretti a rappresentare più personaggi proprio non mi piace, come non mi sono piaciute le parti cantate in francese e in inglese perché si capiva una parola su cento e non mi sforzavo neanche di stare ad ascoltare. Con tutto rispetto, il canto lirico non è adatto ad un pubblico così giovane perché incapace di apprezzarlo e seguirlo senza chiedersi “ma che è sta roba”. L’unica canzone bella è stata “La guerra di Piero” di De André. Trovo che il tema “valzer” che teoricamente doveva essere il principale, si sia ribadito solo all’inizio e alla fine. Considerandola nell’insieme la rappresentazione non mi è piaciuta per niente, non solo per i motivi sopra. (Delia)

Lo spettacolo mi è piaciuto molto,non immaginavo che mi avrebbe preso, a parte le scene liriche, che trovavo noiose, i monologhi dell’attore principale erano veramente interessanti.
Mi son veramente piaciute le interpretazioni del ragazzo che non vedeva l’ora di sparare e far guerra e l’interpretazione del cecchino americano matto, han reso l’idea che la guerra faceva impazzire. Con le testimonianze interpretate ho capito meglio com’era questa guerra perché spiegato attraverso il teatro con musica e analisi di documenti è decisamente meglio che in classe. Quest’esperienza mi ha anche insegnato nuovi significati come quello di fronte, trincea, prima linea e diserzione, in parte già li conoscevo, ma ora so spiegarli meglio.
L’accompagnamento musicale dei monologhi era la ciliegina sulla torta, rendeva lo più commovente.
Gli attori erano bravi, inutile dire che il protagonista era veramente bravo a recitare e a fare più personaggi, perché nella nostra immaginazione siamo riusciti a vederlo veramente come fossero più persone diverse.
Il voto che assegno allo spettacolo è 8, forse anche 9; sarebbe bello andare al teatro più spesso, è costruttivo e più divertente che stare dietro il banco ad ascoltare cercando di non addormentarsi. (Tarek)

Per quanto riguarda lo spettacolo l’ho trovato bello, mi ha coinvolto molto e mi ha fatto addirittura interessare alla storia per la prima volta nella mia vita, la cosa che ho adorato è stato il protagonista: aveva un modo molto bello di recitare ed era in grado di passare da un personaggio all’altro in un minuto. La cosa che mi è piaciuta meno è stata la ragazza che cantava , nonostante avesse una voce molto bella non mi è piaciuto il fatto che cantasse spesso. La musica era spettacolare, un’opera d’arte anche se non è il mio genere. (Carlotta)

Lo spettacolo mi ha colpito molto, all’inizio pensavo che mi sarei annoiata ma il modo in cui recitavano e la musica di sottofondo mi hanno fatta stare attenta e concentrata.
Il valzer è il genere di musica che non ascolterei mai, ma devo dire che con lo spettacolo si abbinava veramente bene.
Le parole che mi ricordo sono trincea, assalto frontale, fronte e terra di nessuno. Son rimasta particolarmente colpita dal fatto che hanno scritto queste parole su una lavagna per farle rimanere impresse.
L’aspetto negativo è quando cantavano in lingue straniere e non capivo bene le parole, anche perché era un po’ una musica lirica e io non me lo aspettavo.
Complessivamente è stato uno spettacolo molto interessante ed è anche un modo per imparare la storia non stando sui libri. (Rina)

Dello spettacolo mi ha colpito molto l’interpretazione e l’emozione che gli attori sono riusciti a trasmettermi, mi hanno trasportato al tempo della prima guerra mondiale. Sono rimasta impressionata dall’interpretazione dell’attore che leggeva le poesie e le lettere scritte dai soldati. Un altro aspetto che mi ha coinvolto è la bellissima voce dell’attrice, che ha reso le canzoni molto piacevoli e coinvolgenti.
Tra i termini che mi sono rimasti impressi:ci sono fronte,trincea, terra di nessuno, assalto frontale. 
È stata una bella esperienza, un modo più piacevole e simpatico per imparare la storia (Martina G)

La prima guerra mondiale l’ho studiata in terza media ma mi rendo conto di averla compresa meglio dopo questo spettacolo, mi é piaciuto davvero molto, era diretto e facile da capire. Metteva in luce gli aspetti umani della guerra e meno quelli politici che invece vengono affrontati in classe, ci spiegava ciò che a scuola non viene bene studiato, per mancanza di tempo o per il vasto programma da affrontare. Posso dire di essere tornata a casa con più conoscenza sia delle definizioni che sotto l’aspetto psicologico dei soldati: la speranza di tornare a casa, il dolore di vedere uomo morire senza saper davvero il perché. Sono felice di aver partecipato assieme alla classe a questo spettacolo. (Cecilia)

Non è la prima volta che vedo uno spettacolo un po’ impegnativo a teatro, quindi  ho saputo bene riconoscere alcuni doppi significati che si sono presentati nel corso della recitazione, come ad esempio il fatto che la donna, nel ruolo di insegnate, ha portato un “guardaroba” con solo appesi dei vestiti che rappresentavano i bambini. Questo “gesto” stava forse anche a significare che è come se quei bambini fossero morti in guerra e che quindi sono rimasti solo i vestiti…
Gli attori sono stati molto bravi e il sottofondo musicale che accompagnava lo spettacolo rendeva ancora più realistica l’atmosfera.
La parte negativa a mio parere è stata quella cantata dell’attrice che, anche se meritava applausi per il suo talento, era un po’ complicato capire il testo in lingua francese e tedesca.
Tutto sommato è stato un bello spettacolo, piacevole anche se trattava argomenti tristi. (Giulia G)

Nel complesso lo spettacolo mi è piaciuto molto, le parti che più mi hanno impressionato sono state quelle della trincea e la lettera rivolta alla madre da parte del figlio prossimo alla morte.
Per quanto riguarda il pezzo sulla trincea mi ha colpito molto la somiglianza del racconto alla realtà e soprattutto dover pensare che quei soldati dovevano stare tutto il giorno dentro buchi scavati sotto terra per salvarsi la vita.
Il momento della lettera rivolta alla madre mi ha emozionato, perché non riesco a pensare a queste povere famiglie e alla loro sofferenza nel perdere un figlio, fatto che causa un vuoto incolmabile.
Le parole che più mi sono rimaste presenti sono: Fronte, Trincea e Terra di nessuno.
La parte che mi ha coinvolto meno è stata l’interpretazione relativa i bambini perché secondo il mio parere avrebbero avuto bisogno di maggiore attenzione. (Vittoria)

Bello, coinvolgente ed emozionante. Tre parole perfette, a mio parere, per descrivere lo spettacolo di ieri mattina. Bello perché i due attori e il musicista hanno recitato, cantato e suonato divinamente: la voce della ragazza era meravigliosa! Coinvolgente perché non mi ha annoiato nemmeno un minuto, è stato ben studiato, l’attenzione era sempre a mille. Emozionante soprattutto quando il ragazzo ha recitato la parte del soldato nella trincea e raccontava le sue paure: la paura di non poter più riabbracciare la sua amata, di non poterle più allacciare il corpetto e accarezzarla, la paura che al suo posto l’avrebbe fatto un altro uomo. Un altro punto emozionante è stata la lettera del ragazzo alla mamma… Davvero toccante, difficile trattenere le lacrime sentendo quelle parole. Mi è rimasto impresso un termine storico in particolare: assalto frontale, durante la spiegazione ho chiuso gli occhi, i rumori delle pistole e delle mine e le parole della donna che spiegava in sottofondo, mi hanno fatto immaginare la scena, i soldati della prima linea che cadevano a terra dopo pochi passi, quelli delle linee successive che sapevano di andare incontro alla morte. Una scena straziante! Non ho nessun aspetto negativo da dire, mi è piaciuto al cento per cento e andrei a vederlo nuovamente! (Giulia C)

Come spettacolo, l’ho trovato molto interessante e allo stesso tempo emozionante. La parte che mi ha colpito di più è stata la lettera d’addio scritta dal figlio rivolta alla madre. Molto commovente e piena di significato, perché non solo ha salutato la sua famiglia, ma ha spiegato anche il vero significato dell’amicizia. Mi sono sentita molto coinvolta in questa parte, dove l’amicizia per lui, in quel momento, era l’unica cosa che possedeva. Salvare o aiutare un amico è il gesto più bello che si possa fare o forse quello che rimane più impresso nella mente. Pensare che qualcuno, come in questo caso, darebbe la vita per te è davvero un’emozione indescrivibile.
La cosa che mi ha un po’ annoiata sono stati i troppi canti in francese della ragazza. Molto brava ma fossero stati tutti in italiano mi sarebbe piaciuto di più.
L’attore ha recitato davvero bene, ci metteva grinta e coraggio.
Lo spettacolo è ambientato nella prima guerra mondiale, sono storie dei terribili giorni di battaglia dove si frantumarono i pensieri sereni della Belle Epoque, raccontati attraverso parole e musica. (Alice P)

Sinceramente questa rappreesentazione non mi è piaciuta perché c’erano solo due attori che cambiavano di continuo il personaggio, facevo fatica a capire bene il contenuto, però ho apprezzato molto il sottofondo musicale.
Come riferimenti storici mi ha fatto ricordare la situazione della Corea quando era sottomessa dai giapponesi e la guerra tra le due Coree perché mio nonno è nato proprio in quel momento e mi raccontava cosa succedeva in quegli anni. Poi mi ha colpito molto la scena quando leggevano la lettera del figlio condannato a morte… era davvero triste.
Comunque in generale non mi è piaciuto e a dire il vero mi ha messo un po’ in ansia (Dawon)

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