Recensione a FUTUR BALLA di Marco Curiale 5 E

                                   FUTUR BALLA
Allestita nei locali della Fondazione Ferrero di Alba, la retrospettiva in onore a Giacomo Balla (Torino 1871 – Roma 1958) ripercorre l’opera dell’artista che più in assoluto è riuscito a raccordare il divisionismo italiano ed una delle più importanti avanguardie storiche, il futurismo.

L’esposizione è suddivisa in tre macro-sezioni: vita, luce, movimento. La curatrice della mostra, Ester Coen, ha raggruppato in modo magistrale le opere dell’artista in base ai temi da lui affrontati e che lo hanno interessato dalla fine dell’Ottocento fino a metà del secolo successivo.
La prima parte della retrospettiva è dedicata ai dipinti della formazione torinese di Balla, con temi riguardanti le classi più povere della Torino di fine secolo, colmi di sofferenza e umiltà, con soggetti inquieti e alienati, caratterizzati dalla tecnica divisionista nella quale la pennellata diventa ricca di filamenti luminosi, con forti contrasti e audaci tagli prospettici dallo stile fotografico, che saranno di riferimento per i primi artisti futuristi.
Da ricordare sono “La pialla nuova” del 1903, “La pazza” del 1905 e “Finestra su Düsseldorf” del 1912.

La sezione dedicata alla luce riassume gli studi dell’artista nelle famose “Compenetrazioni iridescenti”, composizioni a tratti astratte nelle quali la realtà non è altro che un insieme di linee, una moltitudine di figure geometriche piane sulle quali la luce viene letta in ogni sfumatura percettibile dall’occhio umano, non solo tramite oli su tela ma anche con numerosi schizzi ed acquerelli.
L’ultima sezione della retrospettiva è dedicata al movimento che ha decretato la fama di Giacomo Balla, il futurismo. Sin dai primi lavori sperimentali, ispirati alla cronofotografia di Muybridge e Marey, come “La mano del violinista” (1912), emerge la costante attrazione dell’artista nei confronti del movimento, della velocità e del mutamento delle forme nello spazio-tempo. L’ideale di modernità futurista abbracciato da Balla rimarrà presente in tutte le sue opere a partire dalla pubblicazione del Manifesto Del Futurismo di Marinetti, 1909, fino al 1937 anno nel quale l’artista dichiarò di non far più parte del movimento futurista.
La mostra unisce alcune delle più importanti opere di questo periodo appartenenti alle collezioni più famose del mondo come: “Dinamismo di un cane al guinzaglio” (1912), “La bambina che corre sul balcone” (1912), “Velocità astratta + rumore” (1912), “Volo di rondini”, (1913) e “Mercurio passa davanti al sole” (1914).

Il percorso espositivo si conclude con il docu-film “Giacomo Balla 1871 – 1958” di Priscilla Benedetti (2016) e “Balla et le Futurisme” di Jack Clemente (1972), nel quale intervengono le figlie dell’artista, Luce e Elica Balla, testimoni dirette delle molteplici sfaccettature dell’anima eclettica del padre, non solo pittore ma anche designer, stilista, scultore, attore, regista, poeta e scrittore della maggior parte dei manifesti futuristi dedicati all’arte nonché straordinario genio creativo dell’arte italiana del Novecento.

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