il treno della memoria 2014

La 5Es ieri è partita per un viaggio importante: Polonia.
Il progetto del treno della memoria 2014 prevede un percorso nei campi di concentramento più famosi della storia: Aushwitz e Birkenau…. Buon viaggio ragazzi!
Associazione organizzatrice Terra del Fuoco, ragazzi partecipanti: i Pietro Cozzi, Alice D’Ambrosio, Vanessa Murtas e Giulia Sollena
a cura della Prof Liliana Marazza

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cartoline da Firenze della 3 E

fotografia di Buda Carlotta in visita di istruzione a Firenze con la 3E: Ponte vecchio che da sull’Arno 😁

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cartoline da Firenze della 3E

visita di istruzione a Firenze della 3 E: Piazza della Signoria. Montaldo, Scuderi, Buda, Gari, Gaeta, Fimognari con turisti spagnoli.

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cartoline da Firenze

fotografie di Matteo Gari, Firenze visita di istruzione della 3 E

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cartoline da Firenze

saluti dalla 3E in viaggio di istruzione a Firenze. fotografie di Rachele Scuderi

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COMUNICATO STAMPA “Un trenino a molla che si chiama cuore” ospite al Teatro Perempruner di Grugliasco

COMUNICATO STAMPA
“Un trenino a molla che si chiama cuore” ospite al Teatro Perempruner di Grugliasco
sabato 29 marzo ore 21
UN TRENINO A MOLLA CHE SI CHIAMA CUORE
Di Fernando Pessoa, con Vilma Gabri
Paola Cannarella, al pianoforte Gerardo Bocchino
A cura di Vilma Gabri e Pietra Selva
Da un baule di tesori postumi un pianista, una cantante-attrice e un’attrice estraggono parole e racconti intorno a Fernando Pessoa, portoghese, fra i più importanti poeti del primo Novecento.
PROGETTO DI VILMA GABRI
Torna dopo due anni dal primo recital, al Teatro Perempruner, questo singolare progetto dedicato al maggior poeta portoghese contemporaneo, Fernando Pessoa. La scommessa del nuovo lavoro consiste nell’utilizzo del testo precedente, organizzato ora in una nuova partitura musicale e interpretativa, che mette in ombra gli aspetti più malinconici e solenni, per evidenziarne le note più giocose e avanguardistiche.
L’idea di mescolare voce cantata e recitata con l’accompagnamento musicale dal vivo delle note di un pianoforte è di Vilma Gabri, insegnante e attrice, che si avvale dello sguardo teatrale di Pietra Selva, direttrice artistica del Teatro Perempruner.
Il palcoscenico dello spettacolo è essenziale. Sulla sinistra un pianoforte, sulla destra un leggio, al fondo un baule “sorprendente” da cui si estraggono parole e oggetti . La messa in scena racconta un Pessoa ironico, divertente, privato, tenero, profondissimo come la luce della sua Lisbona. Nella lettura di Vilma Gabri la piccola segretaria Ophelia Queiroz, che fu la fidanzata del poeta per qualche tempo, è una importante apparizione uno specchio intimo di Fernando che ci appare nella sua più tenera fragilità e follia.
Il programma della stagione è stato realizzato grazie al contributo di: Compagnia di San Paolo, Città di Grugliasco, Fondazione CRT, Regione Piemonte, Provincia di Torino, Città di Torino; con il sostegno di Sistema Teatro Torino e Provincia, e grazie alle importanti collaborazioni con l’Assessorato alla Cultura e l’Assessorato alla Pubblica Istruzione della Città di Grugliasco, la Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani Piemonte, Il Libro Ritrovato, Acmos e Libera.
Biglietti:
Intero € 8,00 – ridotto € 5 (studenti ed ultra 65enni)
Pacchetto del cuore: 5 ingressi per 5 diverse date a scelta: € 20,00
I biglietti saranno in vendita presso la biglietteria del teatro mezz’ora prima dell’inizio dello spettacolo. Gradita la prenotazione.
Per informazioni, prenotazioni e prevendita:
Teatro Perempruner di Grugliasco, piazza Matteotti 39
tel. 011.787780 (lunedì – venerdì ore 10-13)
viartistiteatro@gmail.com – www.viartisti.it viartisti è su fbook nome skipe viartisti

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sabato 29 marzo 2014 ore 21,00 Teatro Perempruner di Grugliasco UN TRENINO A MOLLA CHE SI CHIAMA CUORE a cura della Professoressa Vilma Gabri

dall’opera di Fernando Pessoa
Vilma Gabri, voce recitante
Paola Cannarella, voce recitante e cantata
Gerardo Bocchino, pianoforte
PROGETTO A CURA DI VILMA GABRI
Il poeta è un fingitore
finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.
E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.
E così sui binari in tondo
gira, illudendo la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore.
Fernando Pessoa, portoghese, è uno fra i più importanti poeti del primo Novecento e fra i meno conosciuti, nella sua sterminata produzione ma soprattutto riguardo alla sua scarna biografia. Come ebbe a dire Tabucchi, in Pessoa colpisce la totale mancanza di indizi, l’eccesso di anonimato, la sua vita esemplare di impiegato di concetto.
Accanto a questo l’esplosione, serale probabilmente, dello scrivano che inventa l’avanguardia portoghese e che per vent’anni, dal 1910 al 1930, domina la vita culturale del suo Paese con uno straordinario trasformismo di scrittura, in gran parte ritrovata in un baule ed edita postuma.
Marinetti, Orazio, Campana, Whitman, ma anche Klimt, Gaudì, Satie, Stravinskij e Freud riecheggiano nei suoi scritti, e ognuno siglato con un diverso nome: Ricardo Reis, Alvaro de Campos, Alberto Caeiro, per citare solo i più noti. S’insinua il sospetto che lo stesso inafferrabile Fernando Pessoa sia nato dalle parole e che queste gli abbiano concesso una vita ben più lunga e generosamente moltiplicata di quella decisa dal destino.
“La mia patria è la lingua portoghese” afferma. Nel recital si è evocato non il corpo, il personaggio, ma il suono, la vibrazione di quest’uomo solo e schivo, attraverso le voci, mescolate, dei suoi eteronimi. Ci si è lasciati condurre per mano dalla giostra delle immagini, visive e sonore, scaturite dal suo molteplice poetare.
Da un baule di tesori postumi un pianista, una cantante e un’attrice estraggono via via le parole di un dialogo fitto e reticente, pacato e concitato, senza tempo, da ascoltare quasi ad occhi chiusi.
Sopra, sotto, dentro e fuori, Lisbona (ma in trasparenza campeggiano Parigi e le sue avanguardie).
Lisbona da cui si parte e a cui si torna, ma non necessariamente in quest’ordine.
Perché Pessoa? L’occasione nasce dalla registrazione di un dettaglio inessenziale: le date di nascita e di morte del poeta, 1888-1935, corrispondono alla breve vita di un contadino dell’astigiano, la cui oscura biografia si è, ovviamente, perduta nel tempo, come è accaduto, meno ovviamente, a Fernando Pessoa.
Quel contadino era mio nonno, a cui dedico questo lavoro.
Lo spettacolo.
La scommessa del nuovo lavoro consiste nell’utilizzo del testo precedente, organizzato ora in una nuova partitura musicale e interpretativa, che mette in ombra gli aspetti più malinconici e solenni, per evidenziarne le note più giocose e avanguardistiche.
L’idea di mescolare voce cantata e recitata con l’accompagnamento musicale dal vivo delle note di un pianoforte è di Vilma Gabri, insegnante e attrice, che si avvale dello sguardo teatrale di Pietra Selva, direttrice artistica del Teatro Perempruner.
Il palcoscenico dello spettacolo è essenziale. Sulla sinistra un pianoforte, sulla destra un leggio, al fondo un baule “sorprendente” da cui si estraggono parole e oggetti . La messa in scena racconta un Pessoa ironico, divertente, privato, tenero, profondissimo come la luce della sua Lisbona. Nella lettura di Vilma Gabri la piccola segretaria Ophelia Queiroz, che fu la fidanzata del poeta per qualche tempo, è una importante apparizione uno specchio intimo di Fernando che ci appare nella sua più tenera fragilità e follia.
Vilma Gabri

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Chiesa si Sant'Eustachio a Parigi

Chiesa si Sant’Eustachio a Parigi

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foto: prof. Liliana Marazza

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Le quinte del Passoni a Parigi nella chiesa di Saint Eustache

a cura della prof.ssa Liliana Marazza.

Gli studenti del Passoni, in visita di istruzione a Parigi, hanno avuto occasione di vedere l’ultima opera di Keith Haring. Realizzata prima di morire nel 1990 nella chiesa di sant’Eustachio a Parigi quartiere Beauburg, scolpita in argento in memoria dei primi morti di AIDS negli anni ’80.

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Pracatinat 2013

articolo di Matilda Moschetta classe 1^ H

Sinceramente da questa gita mi aspettavo cose completamente diverse.
Pensavo che avremmo esplorato boschi e fatto qualche gioco di squadra invece no, è stato qualcosa di completamente diverso.

A Pracatinat abbiamo imparato a riflettere su noi stessi, a conoscere chi siamo realmente. Oltre che a riflettere abbiamo imparato a conoscere meglio i nostri compagni e a condividere le cose, come per esempio la camera. Tutto questo in soli tre giorni, per via di discussioni e passeggiate nella natura.

Per tutto questo percorso, siamo stati guidati da Fabio, una bravissima e “genuina” persona, che ha saputo affrontare con noi, una tematica complessa e profonda, con humor, sensibilità e facendoci esprimere SEMPRE il nostro parere e le nostre idee. Una cosa che ho imparato in questa esperienza, è quella di mettermi in gioco ed esprimere ciò che penso.

A Pracatinat, oltre a stare con amici in mezzo alle montagne, ci è stato assegnato un progetto da realizzare suddivisi per gruppi.

Ogni classe era divisa in tre gruppi e a ciascuno è stato assegnato un titolo su cui, dopo aver riflettuto, avremmo dovuto creare un manufatto che rappresentasse il titolo scelto.

Tutto ha avuto inizio il primo giorno, quando noi della 1^ H ci siamo riuniti in un salone, dove abbiamo introdotto il percorso che avremmo svolto nei giorni a seguire.
Ci è stato spiegato il progetto e noi, dopo aver scelto un titolo abbiamo formato dei gruppi.
Non so perché ho scelto quel titolo, Un posto lo troviamo, ma era quello che più mi rappresentava.
Dopo aver parlato del progetto siamo usciti e andati alla scoperta del bosco, facendo dei giochi di coppia.

Alla sera invece, tutte le classi del Passoni presenti a Pracatinat sono state riunite nel salone, per vedere degli spezzoni di filmati.

Il giorno seguente, è stato il più faticoso, ma anche il più bello che credo non scorderò mai. Fabio ci ha fatto fare una passeggiata di 15 Km, 7,5 Km all’andata e altrettanti al ritorno.

All’andata la strada era in salita, il sole scaldava e il caldo si faceva sentire, mentre al ritorno la strada era in discesa ma c’era un gran freddo.

Nonostante la fatica, ho visto degli scenari bellissimi e sentito dei rumori che non si sentono quasi mai.

Finita la faticosa camminata finalmente siamo tornati in albergo.
Alla sera tutti i gruppi si sono riuniti per dar “vita” al manufatto.

La mattina dopo, Fabio ci ha riuniti nel salone, dove ci ha fatto rivedere i filmati della sera precedente, facendoci riflettere su ognuno, facendoci esporre la nostra opinione, ecco allora che ciò che era parso banale, privo di senso ne ha acquistati molti.
Dopo siamo tornati nel bosco a fare una cosa bellissima: rimanere in silenzio per 10 minuti, senza pensare a nulla, liberando la nostra mente e ascoltando noi stessi e ciò che ci circondava.

È stata un’esperienza davvero significativa!

Grazie al silenzio, sono riuscita a non pensare a nulla e per un attimo ad avere la mente vuota, a sentire il battito del mio cuore, il respiro dei miei polmoni.
Dopo siamo tornati in albergo, per poi tornare a casa.

Da questa esperienza ho appreso molte cose ed ho imparato a considerare con meno superficialità le situazioni, a dare meno peso ad altre.

Fabio è stato un ottimo maestro, che ha cercato di insegnarci concetti utili per il nostro futuro.

Questa esperienza è stata fantastica. Non la scorderò mai.



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