Progetto “GABBIA”

di Carlotta Pupulin 3^As

L’8 marzo, a Palazzo Barolo, c’è stata la presentazione del progetto “GABBIA”. Alcuni alunni dell’Istituto Passoni si sono incontrati, insieme ad alcuni docenti, con la dott.ssa Pironti, tre artiste artigiane, una funzionaria del Castello di Rivoli, il preside La Rosa e la preside Ravetti.

Il seminario di lavoro ha come scopo la costruzione di un progetto condiviso (che vedrà la forte integrazione-interazione tra il nostro istituto, il Castello di Rivoli, gli artisti collegati al progetto e Palazzo Barolo con le sue risorse di spazi e laboratori) e lo sviluppo di linee condivise su tematiche e metodologie da seguire.

L’incontro si è basato – oltre che sulla descrizione, da parte degli organizzatori, di quello che sarà il progetto “GABBIA” – sulla produzione di spunti, ipotesi di lavoro, tracce in brutta copia, da parte dei professori coinvolti ma, anche, degli studenti presenti al seminario.

Qui di seguito riporto la corrispondenza tra il nostro Preside e i professori coinvolti ma anche gli spunti prodotti dagli allievi.

RIFLESSIONI  DEGLI STUDENTI PRESENTI

In una passata assemblea d’istituto con i rappresentanti di ogni classe si era pensato di allestire una mostra all’interno della nostra scuola con un tema fisso per ogni opera. Perché non mettere come tema a questa mostra la gabbia collegata alla donna?

Gabbia = assenza di libertà!

Costruire una gabbia con l’aiuto dei professori di discipline plastiche e installarvi all’interno dipinti, immagini, fotografie, che rappresentino la libertà.

Opere che abbiano la potenza di “rompere” queste gabbie e liberare qualcosa, che può essere la libertà della donna o semplici pensieri per noi fondamentali.

  • Decorare stoffe prendendo spunto da opere d’arte famose e non
  • Unire i vari interessi trovando un punto di vista comune
  • Realizzare pannelli utilizzando stoffe, pigmenti, oggetti di vita quotidiana

Pensando alla gabbia mi viene in mente un qualcosa di triste e grigio. Non c’è cosa più brutta che essere privati della propria libertà.

Mai farsi imprigionare dalla paura stessa: ama, vivi e lascia vivere.

Bisogna avere autostima e non lasciarsi coinvolgere. Andare avanti con le proprie forze. Imprigionare le proprie paure prima di essere imprigionati da loro. “If you have a dream, protect it”  “Se hai un sogno, proteggilo”

La prima cosa che mi viene in mente quando penso alla gabbia è la PERSONA. Si, perché molto spesso noi stessi, e le persone, siamo una gabbia per il nostro corpo, per la nostra testa.

A volte ci rinchiudiamo in noi stessi perché non vogliamo andare oltre quella gabbia che ci siamo costruiti attorno e che per certi versi ci sembra un luogo sicuro, ma per altri un limite.

Aprire quella gabbia e uscire vuol dire affrontare quello che ci spaventa, vuol dire avere voglia di conoscere quello che ancora ignoriamo.

Gabbie di preconcetti cui le donne si sono abituate. Bisognerebbe lavorare sull’”autostima” femminile riguardo alla propria forza interiore per poter convincere sé stesse, e quindi anche gli altri, che la gabbia è ormai superata. Che le donne sono ormai andate oltre quei preconcetti, senza rendersene conto.

La maggior parte del tempo la donna si sente come rinchiusa in una gabbia, perché considerata inferiore (ad esempio sul lavoro). A questo contribuisce anche il maschilismo di alcuni uomini. Questo accade soprattutto nei paesi sottosviluppati.

MANIFESTAZIONE DONNE  lanciare fili in mezzo a una sala, creando man mano una gabbia.

  • rielaborazione di opere d’arte da correlare con la situazione femminile odierna
  • storia dell’evoluzione della donna, in modo ironico, in versione fumetto
  • installazioni interattive
  • frasi scritte sulle donne all’interno di una struttura a forma di sottoveste ottocentesca

GABBIA  amore impossibile  fare la scelta giusta  essere costretti a nascondersi  nessuno ti capisce

Pensando a una gabbia mi viene subito in mente la mancanza di libertà. Soprattutto per le donne che al giorno d’oggi vengono ancora limitate dalla società.

Penso anche agli animali, maltrattati e abbandonati.

Per mia esperienza personale, l’altro anno alla biennale ho visto l’opera di un’artista straniera che aveva vestito un manichino di donna completamente nero e sul petto aveva sagomato le costole e le interiora, niente di macabro, allo scopo di esteriorizzare e rendere ben visibile quello che il busto, o il corpetto, contiene.

Se penso alla parola gabbia mi viene in mente lo STUPRO, un problema che tocca molte donne, e che purtroppo è assai attuale e, penso, mai si risolverà! Gabbia è un qualcosa che ti chiude in te stesso, bloccandoti di fronte ad alcune cose o azioni: è un problema difficile da affrontare.

Pensando all’argomento affrontato sulla donna e sentendo la parola “gabbia”, penso che molte volte la donna venga sottomessa e non rispettata.

Gabbia: paura, sottomissione, mancanza di rispetto

Quando penso alla parola gabbia mi vengono in mente gli stati d’animo delle persone, quando ci sentiamo tristi, soffocati.

Mi vengono in mente anche le persone che commettono reati e poi vengono punite  rinchiudendole in cella.

Per gabbia mi viene in mente anche quando una persona non è autorizzata o semplicemente non può esprimere il proprio pensiero e si sente isolata, chiusa.

             


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