THE MONUMENTS MEN

recensione di Gabriele Artusio 4E
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DIRETTO DA: George Clooney
PRODOTTO DA: Barbara A.Hall

SOGGETTO: Robert M.Edsel

CASA DI PRODUZIONE: Twentieth Century Fox

COLONNA SONORA: Alexandre Desplat

CAST: George Clooney, Matt Damon, Bill Murray, Hugh Boneville, John Goodman, Bob Balaban, Jean Dujardin e Cate Blanchett

   In un 2014 pieno di nuove uscite tra cui attesi sequel, remake e quant’altro, arriva un nuovo film sul secondo conflitto mondiale, ma dedicato ad una delle sue pagine meno note: il colossale saccheggio di opere d’arte effettuato dai nazisti per andare a riempire le sale dei futuri musei dell’impero di Hitler, che rischiò di stravolgere per sempre il quadro culturale europeo. Alla regia troviamo George Clooney, che arriva così al suo quinto film, basato questa volta sul romanzo omonimo di R.M.Edsel, edito nel 2009, e basato a sua volta su una storia vera.

SALVATE LA CULTURA EUROPEA

   Siamo nel 1943, e per la Germania nazista sono tempi duri; messi alle strette dagli alleati decidono di ritirarsi nei territori del Reich, portando con loro quanto più possibile, incluse milioni di opere d’arte provenienti dalle regioni invase, ma c’è dell’altro: se Hitler dovesse morire, l’intero bottino assieme ad archivi e armi deve essere cancellato. Il mondo dell’arte è sconcertato da ciò ed un reparto speciale dell’esercito, formato da artisti e critici, capitanati dal carismatico Frank Stokes ( Clooney) è deciso a salvare quanto più possibile dalla distruzione, ma il tempo stringe: con il progressivo ritiro dei tedeschi e l’avanzamento dei sovietici, decisi anche loro ad avere un ricco trofeo di guerra,sarà un impresa salvare e restituire milioni di pezzi rubati e nascosti chissà dove…

IL PLOTONE PIU’ CREATIVO

  A salvare la cultura artistica europea, sono otto uomini, tutti in qualche modo legati alle arti, a partire da Stokes, a cui seguono uno scultore (Hugh Boneville)ed un insegnante di danza(Bob Babalan) tra i quali non corre particolarmente buon sangue ed altri variopinti personaggi tra i quali spicca il giovane James Granger( Damon). oltre ai “Monuments men” ( ai quali più tardi si affiancherà una versione sovietica, denominata “Brigata monumento”) ed alla collaborazionista-spia francese Rose Valland (Blanchett) le grandi protagoniste sono le opere d’arte, le tre principali star sono La madonna di Bruges( unica scultura michelangiolesca fuori dell’Italia) e la pala d’altare di Gand ( uno dei capolavori del rinascimento fiammingo) ed un autoritratto di Rembrandt; cameo di Picasso…

NOVITA’ E TRADIZIONE

   Il film si colloca a buon diritto nei World War II movies, film che puntano per la maggior parte all’aspetto bellico (la battaglia delle Midway, il Giorno più lungo, ecc..) del conflitto o all’Olocausto (i vari adattamenti di Anna Frank e Schindler’s list) senza poi dimenticare le parentesi  action (Bastardi senza gloria), sportive(Fuga per la vittoria) e fantascientifiche (Captain America il primo vendicatore); Monuments men potrebbe essere considerato l’inizio di un nuovo sottofilone del genere, dedicato appunto alla guerra in campo artistico e culturale, anche sui set troviamo delle novità: accanto alle classiche Normandia e Germania Alpina ( gran finale in un castello fatato…), troviamo due location in genere non tropo battute: il Belgio, la prima nazione dopo la Polonia a cadere sotto i cingolo dei carri armati nazisti e la Rurh, uno dei cuori economici del Reich, dove si svolge buona parte dell’azione; belli anche i set parigini

UNA GAIA ATMOSFERA

   Un aspetto discusso del film è stata soprattutto l’atmosfera “allegra e spensierata” del film, ciò non vuol dire che l’intero film sprizzi gioia da tutti i pori (troviamo anche varie scene tragiche, segno che l’impresa, così come tutte le altre del conflitto, ha il suo prezzo..), ma che la commedia tende a penetrare un  po’ ovunque, dando vita a scene comiche ed un po’ surreali, come la fumatina serale tra i Monuments ed una giovane ed inesperta SS mandata avanti; anche il quoziente intellettivo dei nazisti pare essere diminuito rispetto alla norma (indimenticabile il cattivo quanto imbecille gerarca nazista Stahl, che ricorda vagamente uno dei cattivi di “Bastardi senza gloria”, sia d’aspetto che d’atteggiamento, e dovrebbe fare un po’ più di pratica sia con le mascherate che con le pistole…). Non che questo sia un difetto del film, anzi, riesce a rendere un film storico e bellico adatto a tutti, anche per coloro che non stravedono per i film di guerra, ma i puristi potrebbero non apprezzare; anche il finale viene liquidato abbastanza velocemente ,rispetto alla norma ma alla fine lascia una buona impressione. Un altra cosa discussa è il rapporto tra Damon e la Blanchett, rapporto che non è tra i meglio costruiti ne tra i più gradevoli. Stereotipi sui francesi, visti e stravisti ( è ormai fin troppo chiaro che a Parigi l’amour è di casa e… oops forse non avrei dovuto dirlo…) qua e la ed una Cate Blanchett brava, ma non al massimo della sua forma( la questione sul collaborazionismo potrebbe far nascere -non si spera- delle critiche da parte del pubblico francese…) ma alla fine, la pellicola merita di essere vista; può piacere o non piacere l’approccio “sciolto” del regista, ma in tempi come questi, dove la crisi si abbatte anche sulle istituzioni culturali, fa sempre bene vedere che per essa, vale la pena lottare e morire…

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