Assemblea di Istituto dalle 9 alle 12, tutto il triennio di Sede e Succursale ha incontrato alcuni relatori per approfondire temi inerenti i diritti delle donne e le situazioni in cui vengono violati. a cura di Anna Tosi 5E

  

articolo di Luca Vinassa, 3E

L’Istituto Passoni si prepara all’8 marzo

 Da Mod Watts a Lea Garofalo

Dopo la proiezione del film Suffragette una assemblea di Istituto ha affrontato il tema dell’emancipazione femminile.

Torino. Nella palestra della succursale dell’Istituto Passoni sabato 4 marzo gli studenti del triennio hanno partecipato ad un’assemblea organizzata dai rappresentanti d’Istituto e da alcuni professori, invitando relatori esterni e offrendo le testimonianze di associazioni quali Emergency e Libera.

Gli alunni hanno voluto destinare alcune ore del loro diritto di assemblea per affrontare, in collaborazione con i docenti organizzatori, l’importante tema dei diritti e fare in modo che l’8 marzo non resti una vuota tradizione, quasi priva di significato.

 Dopo l’introduzione ha preso la parola l’avvocato Stabile, ora docente del Passoni, per parlare del suffragismo -facendo un parallelo tra quello più borghese, “cauto e prudente” dell’Italia e quello più “vigoroso, idealistico e militante” in Inghilterra- e della storia del diritto di voto, legandosi al film visto il giorno precedente: Suffragette.

Successivamente ha elencato alcune delle date fondamentali per questi temi, come il 1918 – introduzione del suffragio universale maschile e femminile, ma per le donne solo dopo aver compiuto i 30 anni d’età, nel Regno Unito- o il 1928, dove il suffragio viene esteso a tutti i cittadini britannici di età maggiore di 21 anni e quella, più recente, del 2015, data in cui le donne in Arabia Saudita ottennero il diritto di voto per le elezioni locali. Dopodiché ha iniziato un breve excursus per quanto riguarda l’Italia, menzionando per esempio l’esperimento di D’Annunzio a Fiume per introdurre il suffragio (durato un giorno), per poi arrivare al Referendum del 1946.

Dopo questo intervento è intervenuta l’avvocatessa penalista Giulia Gineprini, specializzata sul tema della violenza sulle donne in relazione alla legislazione italiana.

Parte fondamentale del suo discorso sono state le descrizioni di accuse di violenza femminile, con riferimenti specifici alle pene stabilite per questi reati e alla variazioni che ci sono state negli anni.

Alcuni esempi sono i reati di violenza fisica, come il reato di lesioni in caso unico o di maltrattamenti (introdotto solo nel 2012) per casi ripetuti in ambito di convivenza o di una realtà famigliare o parafamigliare. Per quanto riguarda quest’ ultimo ambito ha sottolineato che nel caso in cui i figli assistano allo scenario di violenza si tratta di violenza assistita.

Altri reati trattati dall’avvocato durante l’assemblea sono stati quello di stalking (considerato reato solo dal 2011) e di violenza sessuale, come lo stupro o la violenza di gruppo, punita fino a 12 anni.

Inoltre ha approfondito il tema fornendo esempi di pene per i casi specifici.

In più ha fatto notare che solo dal 2013 per questi reati è stata aumentata la pena, per rendere possibile l’arresto in flagranza.

 Successivamente ha portato la sua testimonianza Anna Bifani, fisioterapista attiva con Emergency, presentata dalla Professoressa Giorgis.

Il suo intervento è stato carico di emozioni, grazie alla sua esperienza diretta circa la condizione della donna in Medio Oriente, più precisamente in Afghanistan, a Kabul, dove è andata in missione nel 2009.

Parlando ha esposto tutto ciò che l’ha colpita, ciò che l’ha stupita e ciò che le è rimasto nel cuore, come Kushid, una ragazza, anche lei fisioterapista, l’unica donna, che doveva sottostare ai soprusi del tam leader, situazione contro cui la stessa Anna ha lottato.

Quando si sono dovute lasciare, la “richiesta” di Kushid a Anna è stata quella di continuare a lottare, anche quando lei sarebbe tornata in Italia, per evitare questi abusi e migliorare la situazione.

Dopo averci raccontato le sue esperienze e alcune storie di quella realtà, dove l’uomo è il padrone e “le donne, quando non sono fertili, sono solo donne “morte” , cioè emarginate e maltrattate, ha passato la parola ha due studentesse, testimoni di Libera.

Le due ragazze hanno iniziato accennando alla loro partecipazione a questa associazione e alle loro esperienze, per poi seguire con la storia di Lea Garofalo a cui è dedicato il presidio di San Mauro.

Lea è stata una donna che ha lottato contro la mafia fino alla morte, nonostante le sue origini in una famiglia affiliata alla ‘ndrangheta, nonostante le difficoltà e la paura, nonostante tutto ciò che ha dovuto passare, rimbalzata da una parte all’altra dell’Italia con la figlia, per proteggersi dal marito Carlo Cosco, ha continuato a lottare per poter far vivere la figlia Denise in un mondo migliore.

E’ stata Fabiola, una delle due studentesse, a leggere alcuni passi tratti dal libro sulla donna, con notevole commozione.

In conclusione ci sono stati gli interventi degli alunni, con le domande per i relatori e un breve spazio di dibattito.

La speranza è che questa collaborazione fra studenti e docenti, per affrontare temi importanti non convenzionale, possa ripetersi in altre occasioni.

Luca Vinassa, 3E

  

sintesi di Anna Tosi, 5 E

CENNI STORICI SULL’EMANCIPAZIONE FEMMINILE A LIVELLO GIURIDICO

Intervento del Prof.Stabile

Il relatore elenca alcune date chiave:

-Inghilterra voto alle donne 1918

-Svizzera voto nel 1971

-Voto in generale istituito nel 1928 

-Arabia Saudita voto promesso nel 2015

-Nel 1920 era stato introdotto una sorta di suffragio universale da D’Annunzio quando aveva il controllo della città di Fiume, che duró solo un giorno perché poi le truppe alleate della Società delle Nazioni con l’intervento militare di Giolitti liberarono la città. 

Il Prof Stabile cita quindi il nome alcune suffragette: Anna Maria Mazzoni, Anna Kulisciof e Paola Lombroso.

Alcuni progressi si fanno nel 1919 con la legge Sacchi in Italia che prevede la promozione statale alle donne per meriti di guerra. Le donne possono svolgere la professione di avvocato. 

Articolo 7 

-1963 concesso l’accesso alla magistratura alle donne.

Per concludere il docente fa una sintesi sulle caratteristiche nazionali delle origini del suffragismo: Italia movimento elitario borghese, cauto; Inghilterra: mobilità sociale, più radicale, militante.

REATI CONTRO LE DONNE E MINORI. LEGISLAZIONE

Segue l’intervento dell’avvocato Giulia Gineprini che descrive la legislazione a supporto delle donne vittime di violenza. Prendiamo in esame le caratteristiche della legislazione italiana inerenti questo argomento. Si parte dalle forme di violenza riconosciute:

-Fisica: reato di lesioni con sofferenza per il corpo o per la psiche.

-Maltrattamento ripetuto e continuo. Il reato di maltrattamento punito con 2/6 anni, da parte di genitori ma anche maestre. In passato si considerava la violenza educativa.

La legge prevede reato il maltrattamento morale: reato di Stalking comunicativo, vigilante, che puó avvenire con i mezzi più vari: verbalmente, messaggi, mail…

Vi è inoltre aggravante se ci sono state relazioni passate o presenti e se la vittima è minorenne.

La violenza sessuale è punita da 2 a 10 anni 

La violenza nel rapporto matrimoniale non era riconosciuta tale fino al 1960 oggi invece è considerato un aggravante. 

La forma di violenza più grave è il femminicidio. Non c’è una pena specifica ma è omicidio. 

Dal 2012 sono nate riforme sulla tutela delle donne, infatti sono aumentate tutte le pene, si ha l’introduzione di misure cautelari, raddoppiati termini di prescrizione, si sono introdotti nuovi aggravanti per i reati a danno di donne in gravudanza e minorenni. È attiva la procedura di querela, la deposizione dei fatti da parte della vittima rilasciata ai carabinieri, alla polizia oppure scritta e portata in procura. Importante è il sistema della denuncia che può essere fatta da chiunque non solo dalla vittima.

INCONTRO CON VOLONTARIA DI EMERGENCY

L’assemblea prosegue con la testimonianza di Anna Bifani una fiseoterapista (rappresenta “Emergency”) che ha operato a fini umanitari in Afganistan.

Emergency: Organizzazione non governativa che fornisce cure gratuite alle persone in stato o vittime di guerra . Anna racconta la sua esperienza attraverso i colori che l’hanno impressionata a Kabul. Parte dal marrone, tantissima terra, senza case e grattacieli, strade e l’azzurro, le donne indossano il burca di quel colore. L’abito copre completamente il corpo tranne la zona degli occhi. Quando si muovono con questo burca sembrano quasi ballare.

Gli uomini possono mostrarsi di più, si possono facilmente riconoscere perché hanno sempre un cappello, turbanti, pacul (cappello fatto di panni). 

A Panscir ci sono molte meno le donne che indossano il burca. Indossano abiti bellissimi e molto colorati. 

Le donne hanno circa dai 5 ai 7 figli. Tra uomini e donne vi è divieto di toccarsi.

Non c’è contatto fisico, le donne hanno contatto fisico con i loro compagni il giorno prima del matrimonio. Anna ci racconta delle conseguenze della guerre precedenti sul territorio che si inaridisce creando povertà, fame e che è ancora molto pericoloso perchè minato. L’effetto delle mine è devastante per le fratture alle ossa e le ustioni alle parti molli. Oltre allo “sfracello” delle gambe vengono colpiti gli organi genitali spesso distrutti: una donna che non può avere figli in questo paese è una donna morta senza dignità che vive in miseria, di carità. Le donne che operano in ospedale quando tolgono il burka che devono indossare ovunque tranne in casa o ospedale sono molto truccate, hanno bisogno di esprimere la loro voglia di femminilità. 

Alcuni studenti rivolgono domande ad Anna.

-Cosa le è rimasto dopo questo viaggio?- 

Anna -risponde: tantissima energia, quando ero là mi sono sentita molto sola, ho provato delusione per alcune persone che credevo amiche e difficoltà a portare avanti delle battaglie. Bisogna lottare giorno per giorno per il proprio obiettivo. ho il ricordo del “Senso di gratitudine” il grazie ad un papà che mi ha ringraziata dopo che la figlia era stata male per un mese. È stato difficile partire ma ancora più difficile tornare e raccontare quello che avevo vissuto e che mi ha cambiata.-

-Vorresti ripartire?-

Anna -Si mi piacerebbe tantissimo. Se avessi la bacchetta magica vorrei che le persone sapessero comunicare e trovare accordi, vorrei far capire a chi decide le operazioni di guerra co,cosa vuol dire quando si decide di sparare, perchè la guerra non solo distrugge vite umane ma tutta la ricchezza che esiste intorno: i territori non più coltivabili e la gente è condannata a povertà e sofferenza.

LE STUDENTESSE DI LIBERA

Dopo una breve pausa intervengono alcune studentesse  

-Referenti del presidio di Libera a San Mauro, Fabiola Coppola e Cecilia Geninatti

Libera collabora contro le mafie. È presente su tutto il territorio italiano. Le ragazze ci spiegano che cos’è un Presidio: è gruppo di persone che portano la realtà di libera nei diversi territori. Quello che hanno fondato loro è dedicato a Lea Garofalo (testimone di giustizia).

Nasce il 24 aprile 1974. Vive in una famiglia che fa parte della ‘Ndrangheta. Nell’adolescenza si innamora di Carlo bosco di Milano. Lei si trasferisce da lui. A 17 anni avrà una figlia Denise con cui ha un rapporto come se fossero sorelle. Sono cresciute insieme. Grazie alla figlia si ribella alla mafia. Carlo viene arrestato davanti alla figlia e alla famiglia. Lea lascia Carlo quando è in carcere. Nella cultura mafiosa non possono essere prese le decisioni da una donna. La donna deve solo educare i figli. Carlo non può accettare questa decisione. 

Lea si trasferisce in un’altra città, a Bergamo. Iniziano lei e la figlia una nuova vita.  

Nel 2002 Lea perde il lavoro, la figlia non può andare a scuola per via del cognome.

Nel 2008 esce dal Programma di protezione. Nel 2008 scrive una lettera a Napolitano che non ha mai inviato. Racconta la sua storia: ha perso la sua famiglia, la sua indipendenza.

Carlo le sta cercando perché nel frattempo è stato rilasciato. 

Lea non vuole che la figlia debba nascondere i traffici dei familiari come aveva fatto lei. 

Un uomo cerca di strangolare Lea.

Sapendo chi lo ha inviato (il marito) si riavvicina alla sua famiglia. 

Il 24 novembre del 2009 Carlo torna a Milano per parlare con Lea che sta aspettando il suo ex marito. Viene rapita da due amici di Carlo, picchiata, strangolata e messa in uno scatolone, in un camion e bruciata per tre giorni. Non doveva rimanere più nulla di lei. Denise denuncia tutta la sua famiglia per dare giustizia a sua madre. 

Denise tutt’ora vive con la scorta.

L’assemblea si conclude alle 12.00 è finita la settimana scolastica in una Torino sotto la neve a Marzo.

Anna Tosi, 5E

   
    
    
    
    
   

Fotografie di Pecchia Gwendy di 3E

ARTICOLO DI SARA MODUGNO 3H 

CHI gli studenti e i professori del Liceo Artistico Passoni

CHE COSA ospitano una conferenza sulle Donne

DOVE nella palestra del Liceo Artistico “A. Passoni

QUANDO Sabato 5 marzo

PERCHE’ per parlare: del diffondersi del suffragio femminile nel mondo; della legislazione italiana per quanto riguarda la violenza in generale e più specificatamente sulle donne; delle donne afghane e delle loro condizioni e della forza delle donne che per salvare i propri figli denunciano la criminalità.

COME attraverso gli interventi e le spiegazioni degli ospiti: il prof. Stabile, l’avvocato Gineprini, la fisioterapista Anna Epifani e le alunne del presidio “Libera” San Mauro, Cecilia e Fabiola.

Al Liceo Artistico “A.Passoni” si parla di donne e di diritti grazie agli ospiti invitati dagli studenti e dai professori, Sabato 5 Marzo nella loro piccola palestra

PER ESSERE DONNA..

Parla anche la fisioterapista volontaria di Emergency, Anna Bifani:…” Ha vinto il Buon Senso, la guardia per aiutarmi a tornare a valle mi ha stretto la mano, nonostante fosse assolutamente vietato toccare una Donna”…

Per essere donna bisogna combattere nella vita, nel lavoro e con sé stesse.

Per essere donna bisogna avere coraggio per esprimere il proprio pensiero, per tutelare i propri figli e per amare un uomo spesso imprevedibile.

Ma tutto questo non ci viene riconosciuto, siamo sempre troppo a rischio.

In Italia abbiamo dovuto lottare per secoli per il voto alle donne. << I primi movimenti iniziarono nel 1849 sostenuti da Garibaldi; continuarono nel 1920 con D’Annunzio che aveva creato uno Stato Liberale a Fiume, proclamando il Suffragio Universale per un giorno, fino al declino del presidio dannunziano…>> racconta il Professor Stabile. La prima conquista riusciamo ad ottenerla nel 1919 con l’introduzione della Legge Sacchi, che stabiliva le norme relative alla capacità giuridica della donna. Solo nella primavera del 1946 le donne ottennero il diritto al voto, quando gli italiani furono chiamati alle urne per scegliere tra il mantenimento della monarchia o la nascita della Repubblica.

Inoltre l’avvocato penalista Gineprini aggiunge: <<Fino agli anni ’60 non esisteva la violenza sessuale all’interno del matrimonio. La donna apparteneva all’uomo, quindi quest’ultimo poteva esercitare ogni potere e pressione sessuale su di lei >>. E’ sconcertante quante donne ancora oggi subiscano atti sessuali e violenti da parte del marito, sentendosi impotenti e deboli.

Per fortuna la Legge su questo oggi parla chiaro: colui che costringe la vittima a subire atti sessuali viene punito dai 2 ai 10 anni di carcere, con aggravanti se questi avvengono all’interno di un matrimonio, davanti ad un minore e se la vittima è minorenne. Lo Stato paga anche l’avvocato in caso di violenza, questo per favorire le denunce e per limitare un problema economico. Un grande passo avanti per la protezione delle donne!

E a proposito di protezione, la fisioterapista Anna Bifani di Emergency, racconta la sua esperienza in Afghanistan: <<… Grazie allo sguardo severo di una donna locale, soltanto con quello, la guardia mi ha stretto la mano per aiutarmi a scendere a valle nonostante fosse severamente vietato toccare una donna per le loro usanze>> dice << Ha prevalso il buon senso e a lui devo la vita…>>. Anna racconta anche delle cose belle e innovative che ha visto nel corso della sua spedizione. In Afghanistan, nella tribù Panjshir, vi sono donne diverse, allegre, gioiose e coraggiose con la voglia di dialogare e conoscere. Non portano il burqa ma vestiti coloratissimi e bellissimi che mettono allegria e rendono queste donne UNICHE. Sono circondate da figli e bambini che amano ed accudiscono, mostrano loro il proprio amore come farebbe qualunque madre giocando, parlando e cucinando.

A proposito di donne coraggiose, le due studentesse del “Liceo Passoni” Cecilia e Fabiola, portavoce del presidio “Libera” a San Mauro, illustrano l’esempio di una Donna, con la “D” maiuscola, che ha deciso di testimoniare sulle faide interne alla sua famiglia e a quella del suo ex compagno per tutelare la figlia piccola Denise Garofalo. La madre era Lea Garofalo assassinata il 24 Novembre dall’ex marito Carlo Cosco.

Questa donna è riuscita a trasmettere una forza eccezionale alla figlia, mentre entravano ed uscivano dal programma di protezione, tanto da farla crescere forte e coraggiosa. Denise, durante il processo per l’omicidio della madre, decide di testimoniare contro il padre facendolo condannare per sequestro di persona, omicidio, distruzione di cadavere e, in seguito, con il riconoscimento dell’aggravante mafiosa.

“Distruzione del cadavere…” perché Lea non solo venne assassinata ma il suo corpo venne bruciato per tre giorni fino alla completa distruzione.

Questi uomini malvagi sono riusciti ad eliminare soltanto il corpo di Lea, ma la sua forza e il suo coraggio saranno sempre di esempio per molte altre donne nella stessa situazione.

Mi è rimasto impresso il silenzio della palestra mentre queste due studentesse raccontavano la storia di Lea Garofalo. Forse anche i ragazzi stavano prestando attenzione, i futuri “uomini”. Mi auguro che siano usciti con orgoglio dalla palestra, con un amore e un rispetto ancora più grande per le donne; spero che siano rientrati a casa dicendo “ Grazie mamma” e che qualcosa, anche solo in piccola parte, tra tutto quello che è stato detto sia rimasto loro saldo nel cuore. Perché una cosa è certa NOI future DONNE, presenti in quella piccola palestra, siamo rimaste affascinate dal nostro PASSATO e dagli esempi del PRESENTE, ma vogliamo rendere migliore il nostro FUTURO.

 
 

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