IL MONDO ALLA ROVESCIA – LA VIOLENZA ASSASSINA DELLE DONNE NEL MITO GRECO

di Chiara Pinard, Federica Gaeta, Ludovica Castelli, Cecilia Campobenedetto, Melissa Tiberti & Diana Armando

Terza Liceo Classico nuovo ordinamento – Liceo Classico N. Rosa – Susa

IL MONDO ALLA ROVESCIA - LA VIOLENZA ASSASSINA DELLE DONNE NEL MITO GRECO

In occasione della festa della donna il Museo di Antichità di Torino ha organizzato una visita guidata gratuita in merito alla violenza “assassina” delle donne nel mito greco.

Generalmente nel mondo greco la donna non godeva di una grande considerazione, aveva una ristretta vita sociale, confinata nel gineceo: la zona della casa destinata alle donne; infatti, uscendo raramente di casa e quindi non prendendo mai il sole, queste ultime nelle pitture vascolari venivano rappresentate con una carnagione più chiara rispetto a quella degli uomini.
Questa condizione non era propria delle donne spartane che godevano di una maggiore libertà e inoltre era loro consentito di partecipare alle gare atletiche e di allenarsi come gli uomini.
In questo clima abbiamo però nella mitologia greca delle figure femminili contrarie come ad esempio le Amazzoni, e divinità come Atena e Diana, mentre nell’ambiente del culto misterico di Dioniso le Baccanti.
Questi modelli femminili riportati nel mito, il mondo alla rovescia, giustificavano la condizione femminile nel mondo reale e dunque incoraggiavano le donne ateniesi e non perseguire una vita indipendente.
Infatti le Amazzoni, figlie di Ares e Armonia, erano delle guerriere che avevano creato una società di sole donne, ispirandosi a un modello maschile, in cui paradossalmente la presenza degli uomini era utile solo alla procreazione e alle attività servili.
Qualora fosse nato un maschio sarebbe stato cacciato o storpiato.
Esse negavano la loro femminilità, ciò è testimoniato dal significato greco di Amazzone ovvero “senza seno”.
Per questo loro stile di vita, nella lotta contro gli eroi greci, queste guerriere perderanno sempre e la loro punizione sarà la morte o l’abbandono dell’ordine che avevano stabilito.

Atena invece era considerata con duplice natura (come la quasi totalità delle divinità greche): da una parte era la dea della guerra, nata già armata dalla testa di Zeus, dall’altra era anche la dea della pudicizia, della sapienza e della tessitura e perciò poteva essere presa a modello dalle donne greche.
Per quanto riguarda Diana, dea della caccia, era rappresentata come una dea selvaggia che amava inoltrarsi nella natura e farne parte.
A questo modello si ispiravano le Baccanti, seguaci del culto di Dioniso, che di notte si recavano, vestite di pelli, sui monti alla ricerca di un contatto diretto con la divinità a cui sacrificavano animali dei quali in seguito bevevano il sangue e ne mangiavano le carni crude per prenderne la forza.
In questo caso il comportamento selvaggio e violento delle Baccanti, che richiamava l’antica condizione incivile dell’essere umano, si contrapponeva allo status delle donne nel mondo attuale, civile, che risultava così giusto.

Dunque la violenza assassina delle donne nel mito greco era finalizzata ad ammonire le donne su ciò che era sbagliato, a convincerle che la loro condizione era giusta perché giustificata dal mito.

Questa mostra è stata molto costruttiva e interessante, l’unica critica che possiamo riportare è che nel giorno della festa della donna si sono state presentate le figure delle Amazzoni, le quali ripudiavano se stesse e la loro femminilità, aspetto non appropriato per festeggiare la donna.

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